La Pianura Padana è “nel mirino” delle multinazionali della logistica. Non è una novità, almeno per Piacenza che può contare, tra capoluogo e provincia, su vere e proprie città nelle città, dominate dai colossi del settore: da Amazon a Ikea, passando per Tnt e Gls. Le polemiche, così come le manifestazioni e le proteste veementi per questo tipo di sviluppo del territorio non sono mai mancate e portarono anche alla morte di un facchino investito da un camion durante un picchetto, il 53enne egiziano Abd Elsalam. Ora però, vista la partecipazione sui social network, sembra che l’opinione pubblica, ancor prima della politica, abbia smesso di accettare la rassicurazione: più logistica, più posti di lavoro.

A scatenare l’ultima ondata di indignazione, capeggiata da Legambiente, la richiesta di Alibaba, leader mondiale del commercio elettronico, della concessione per trasformare una enorme zona agricola di 960mila metri quadri tra le frazioni di Le Mose e Roncaglia in area industriale, per poter costruire uno dei suoi stabilimenti. Un investimento da 200 milioni di euro, in grado di portare 700 nuovi posti di lavoro nel Piacentino. L’interessamento è arrivato agli uffici del Comune, firmato P3 (Point Park Properties) e sembra che si tratti di un fondo sovrano di Singapore.

A rompere gli indugi ci ha pensato Laura Chiappa, presidente di Legambiente: “Le istituzioni locali e regionali devono rifiutare se non vogliono perdere la faccia rispetto alle dichiarazioni”. Intenti che, stando agli ambientalisti, non sarebbero seguiti dai fatti: “Dalla legge urbanistica in discussione in Regione, un intervento del genere non verrebbe contabilizzato rispetto al tetto di consumo di suolo previsto: sia perché presentato nel periodo iniziale di moratoria (di almeno 4 anni) sia perché interventi di carattere strategico starebbero comunque fuori dalle limitazioni imposte dalla legge”. Per questo chiedono “la messa in sicurezza del comparto di oltre 2 milioni di metri quadrati industrializzati, a tutela dei lavoratori oggetto di sfruttamento, senza contare che l’espansione aumenterebbe il traffico veicolare pesante, aggravando la condizione dell’inquinamento”.

Nel fronte dei contrari al progetto, non solo esponenti molto vicini ai Si Cobas – da anni in lotta con le multinazionali insediate a Piacenza -, come Carlo Pallavicini: “Un non sviluppo basato su lavoro non qualificato ed esposto alle peggiori dinamiche di sfruttamento”, o l’ex assessore comunale all’Ambiente Luigi Rabuffi: “Così sarà devastata un’area agricola, il traffico aumenterà rendendo invivibile la zona. C’è il rischio Far West per Piacenza”, ma anche esponenti Pd nella maggioranza come il consigliere Andrea Tagliaferri: “Siamo di fronte a una mercificazione del territorio un po’ fuori luogo in questo momento storico”.

Una patata bollente per la maggioranza a Palazzo Mercanti, che sta già pensando alle elezioni amministrative orfana del sindaco Paolo Dosi – che ha deciso di non ricandidarsi – e che quindi verrà lasciata in eredità alla giunta che verrà espressa dalle urne. Anche per questo si cerca di temporeggiare. “C’è una manifestazione d’interesse – ha detto il primo cittadino in consiglio comunale – alla quale abbiamo risposto di ricevere un piano industriale più dettagliato. Non possiamo manifestare disinteresse ora, in attesa di ricevere i progetti”. E gli hanno fatto eco l’assessore all’Urbanistica, Silvio Bisotti: “Solo una proposta, vogliamo avere tutte le informazioni e poi esaminare la questione”.

Se la richiesta di Alibaba venisse accolta, Piacenza potrebbe continuare a mantenere un triste primato: il record italiano di consumo di suolo, 30 milioni di metri quadrati negli ultimi 15 anni (dati Ispra), anche grazie alle previsioni di nuove urbanizzazioni di aree agricole per oltre 500 mila metri quadrati dal Psc comunale appena approvato, o progetti in corso a pochi chilometri, come a Podenzano con i Casoni di Gariga che passeranno dagli attuali 40mila ai futuri 400mila metri quadrati di area industriale, oltre a “vantare” stabilimenti che bruciano rifiuti, come la Cementirossi che usa pneumatici per creare energia, o che lo faranno come la Buzzi Unicem a Vernasca.

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