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Crac Divina provvidenza, chiesto il giudizio per il senatore Fi Azzollini

Le accuse dei pm di Trani, nell'ambito dell'indagine sulla voragine da 500 milioni di euro nei conti dell'istituto religioso, sono bancarotta fraudolenta e induzione indebita. Cade l'associazione a delinquere. Per la vicenda il Senato aveva respinto una richiesta d'arresto, con voto determinate del Pd. A novembre il rinvio a giudizio per il caso del porto di Molfetta
Crac Divina provvidenza, chiesto il giudizio per il senatore Fi Azzollini
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La Procura della Repubblica di Trani ha chiesto il rinvio a giudizio per il senatore Antonio Azzollini (di Forza Italia, ex Ncd) e per altre 17 persone nell’ambito del procedimento sul crac per 500 milioni di euro della Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie (Barletta Andria Trani). Al senatore, i magistrati contestano i reati di bancarotta fraudolenta e induzione indebita a dare o promettere utilità. Chiesta invece l’archiviazione “perché il fatto non sussiste” per il reato di associazione per delinquere.

Contestualmente alla richiesta di rinvio a giudizio, la Procura ha stralciato con relativa richiesta di archiviazione la posizione di altri 10 indagati e numerose ipotesi di reato, tra cui anche quelle di bancarotta per le quali negli anni scorsi aveva chiesto e ottenuto l’arresto di alcuni indagati. L’udienza preliminare è stata fissata per il 31 gennaio 2017 dinanzi al gup del Tribunale di Trani Angela Schiralli.

A novembre il gup di Trani aveva rinviato a giudizio lo stesso senatore Azzollini – con altre 41 persone – per la vicenda del porto di Molfetta, la cittadina di cui l’esponente centrista è stato sindaco. Un’opera mai portata a termione dopo l’erogazione di fondi pubblici per 150 milioni di euro. Tra le accuse contestategli, concussione e truffa.

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