L’eminenza grigia, un pezzo del “Raggio magico“, il dirigente inossidabile. Che tutti volevano che fosse messo da parte e che ha resistito a tutti i sindaci, a tutte le stagioni. Fino a diventare uno degli uomini di fiducia del sindaco Virginia Raggi, che vedeva andarsene capi di gabinetto e assessori al Bilancio, ma lui no. Raffaele Marra era al Campidoglio quando c’era Gianni Alemanno, è rimasto – anche se non con gli stessi ruoli – quando è arrivato Ignazio Marino. Ed è salito fino a diventare vicecapo di gabinetto e poi – dopo le polemiche – capo del personale con la Raggi. Raffaele Marra, dirigente pubblico, 44 anni, è al fianco della prima cittadina in Campidoglio sin dall’inizio. Considerato uno dei suoi uomini più fidati, non è però con lei che inizia la sua attività in Campidoglio. Nato a Napoli, laureato in giurisprudenza, economia e commercio, scienze della sicurezza economica e finanziaria, per 15 anni (dal 1991 al 2006) è stato ufficiale della Guardia di Finanza. Poi lascia la divisa e diventa dirigente responsabile degli Affari generali del Cra, il Consiglio per la ricerca e l’agricoltura, e subito dopo dirigente all’Area Galoppo dell’Unire, Unione nazionale incremento razze equine, cioè quella che gestiva le corse dei cavalli in tutta Italia (ora morente). Dopo aver lavorato alla Regione Lazio, durante l’era della presidente Renata Polverini, arriva al Comune di Roma, con Alemanno.

I rapporti con l’allora consigliera Raggi si sono consolidati durante il precedente mandato, quando il Movimento Cinque Stelle con i suoi quattro consiglieri era all’opposizione del Pd. Quando la sindaca entra al Campidoglio, lo vuole subito con sé affidandogli il compito di vicecapo di gabinetto vicario quando il capo di gabinetto è Daniele Frongia (che ora è diventato vicesindaco). Dopo alcune polemiche sul suo passato che agitano lo stesso M5S, Raggi gli toglie le funzioni vicarie lasciandolo per un periodo solo vicecapo di gabinetto. Ma i malumori nel Movimento non si arrestano, tanto che la deputata Roberta Lombardi in un post infuocato lo definisce “il virus che ha infettato il Movimento“. L’ultimo incarico – datato 7 settembre e riconfermato il 31 ottobre – è fuori dal gabinetto, a dirigere un dipartimento comunque vitale come quello del personale (il Comune ha 23mila dipendenti), dove resta anche dopo la rotazione dei dirigenti, a dispetto di previsioni che lo avrebbero voluto dislocato in posti diversi, forse più marginali.

Il suo ruolo è sotto il faro dell’Anac, oltre che – da tempo – delle opposizioni, in particolare sulla vicenda relativa alla nomina di suo fratello, Renato Marra, alla guida della direzione turismo.

I nuovi Re di Roma

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