La “variazione acquisita” del pil italiano per quest’anno non è dello 0,8%, come l’Istat aveva comunicato quindici giorni fa, ma di un più rotondo 0,9%. L’istituto di statistica, a due settimane dalla diffusione dei dati preliminari, ha rivisto al rialzo il dato che si può già dare per sicuro (anche se nell’ultimo trimestre la crescita si rivelasse nulla). Il valore è superiore all‘ultima stima del governo per il 2016, ferma allo 0,8%. La revisione arriva nonostante l’Istat abbia confermato, per il terzo trimestre, un progresso dello 0,3%. A dire il vero, come ha fatto notare su Twitter l’economista Riccardo Puglisi, il valore del pil registrato nel periodo luglio-settembre è stato ridotto di 15 milioni di euro, ma l’arrotondamento alla prima cifra decimale ha consentito di mantenere invariato lo 0,3%. Il ritocco della variazione acquisita, come si evince dal comunicato pubblicato con quasi tre ore di ritardo a causa della protesta dei precari dell’istituto che hanno occupato la sala stampa, dipende invece dal fatto che la crescita del secondo trimestre è stata portata allo 0,1% dallo “zero” comunicato a metà agosto.

Sale dallo 0,9 all’1% anche il dato tendenziale, cioè la crescita del terzo trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015. La crescita su base annua non toccava la cifra tonda da cinque anni. Il rialzo tendenziale è il più alto dal secondo trimestre del 2011, quando era stato registrato un +1,5%. “La crescita italiana raggiunge il +1%. Se il Paese si sblocca, faremo di più”, ha subito commentato su Twitter il premier Matteo Renzi. Il livello del pil nel trimestre, in valore assoluto, è ai massimi da quattro anni: con 392 miliardi di euro supera quello del terzo trimestre del 2012.

Per quanto riguarda le componenti della crescita, nel trimestre (rispetto al precedente) i principali aggregati della domanda interna hanno registrato un aumento, con una crescita dello 0,2% dei consumi finali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi, grazie a un +8,8% dei mezzi di trasporto che compensa il calo nel settore delle costruzioni. Le importazioni sono aumentate dello 0,7% e le esportazioni dello 0,1%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito alla crescita del pil per 0,3 punti percentuali, di cui 0,1 riconducibili ai consumi delle famiglie. Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente per 0,1 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,1 punti percentuali. Il valore aggiunto dell’industria è salito dello 0,8% e quello dei servizi dello 0,1%, mentre quello dell’agricoltura registra un calo dell’1,5%.

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