“Abbiamo avuto un’eccellente conversazione. Faremo di tutto per aiutarla ad avere successo perché così anche il nostro Paese avrà successo”. Sono parole di Barack Obama al termine dell’incontro, il primo, col neoletto presidente Donald Trump. Un confronto che ha definito “ampio” ed “eccellente”, che il portavoce della Casa Bianca ha definito “meno imbarazzante di quanto ci si potesse aspettare”. Nel corso del faccia a faccia, ha detto il neoeletto, sono stati toccati vari temi, anche di “politica estera e politica interna”, oltre che “aspetti organizzativi”. E che il portavoce della Casa Bianca ha definito “meno imbarazzante di quanto ci si potesse aspettare”.

È stato il primo faccia a faccia tra i due che, fino a oggi, non si erano mai conosciuti. Ed è durato il triplo del tempo previsto: non 30 minuti come annunciato già all’indomani del voto, ma un’ora e mezza. “Ho grande rispetto del presidente – ha detto il magnate – Abbiamo parlato di tanti temi e non vedo l’ora di avere altre conversazioni. E’ stato un grande onore incontrarla”. E alla domanda se in futuro si farà consigliare da lui, ha risposto che “Obama è una gran brava persona”.

Poche parole e nessuna domanda dai giornalisti che, peraltro, Trump non ha voluto nemmeno sul suo jet privato nel volo da New York a Washington. La prima deviazione dal protocollo, che prevede la prassi consolidata di portare con sé i cronisti nel corteo o nell’aereo del neopresidente per documentare la prima storica visita nella sua futura residenza. Un gesto che però non arriva a sorpresa, visto che durante la sua campagna il tycoon è stato fortemente critico con i media, alcuni dei quali banditi temporaneamente per una copertura ritenuta faziosa.

Oggi è stata anche l’occasione del primo incontro tra Melania e Michelle Obama, che ha accolto la futura first lady facendole fare un tour della dimora in cui la nuova coppia presidenziale dovrà vivere a partire dal prossimo 20 gennaio. Le due hanno quindi parlato di come sia crescere dei figli a Washington. I Trump si dovrebbero infatti trasferire insieme al figlio Barron, di 10 anni, mentre gli Obama hanno vissuto lì per otto anni con le figlie Malia e Sasha.

Ma al di là dei toni cordiali e distensivi della breve conferenza stampa, Washington Post e Wall Street Journal scrivono che gli Obama hanno cancellato la ‘photo-opportunity’ con la attuale e futura coppia presidenziale all’ingresso sud della Casa Bianca. Scatto che è una tradizione, in questo caso ignorata. Una conferma, sottolinea il Wsj, di quanto imbarazzanti restino i rapporti dopo le accuse incrociate in campagna elettorale, dove gli Obama hanno attaccato duramente il candidato repubblicano. Ma l’ipotesi è smentita dal portavoce della Casa Bianca Josh Earnest che, interpellato dai giornalisti, si è limitato a dire: “Non è vero”.

Earnest ha aggiunto che l’obiettivo del colloquio tra i due “non era di risolvere le reciproche differenze“, che peraltro “non hanno risolto”, ma “di assicurare un’agile transizione” specificando però che “il colloquio è da definirsi eccellente“. Parlando invece degli scontri e delle proteste che si sono verificate dopo il risultato elettorale, il portavoce ha puntualizzato che Obama crede nel diritto dei cittadini di manifestare contro la vittoria del neopresidente in modo non violento, ma vuole che le persone sentano il messaggio che “tutti siamo americani e patrioti“. “È importante che ci ricordiamo, un giorno o due dopo le elezioni che siamo democratici e repubblicani, ma prima ancora siamo americani e patrioti”, ha affermato.


Quando Obama entrò per la prima volta alla Casa Bianca nel 2008

Per Trump è il primo incontro con Obama, ma non la prima volta alla Casa Bianca: su Twitter Chris Donovan, giornalista dell’emittente Abc, ricorda 30 anni fa, per la precisione nel 1987, il tycoon entrò nella residenza invitato dall’allora presidente Ronald Reagan, anche lui repubblicano. Al fianco di Trump, biondissima, la moglie di allora: Ivana Zelnickova, fotomodella di origini ceche.

Intanto sui media americani iniziano a uscire alcune indiscrezioni sui prossimi responsabili dei ministeri Usa. Secondo Cnbc lo staff di Trump considera Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan e considerato il ‘maghetto’ di Wall Street per il ruolo svolto durante la crisi del 2008, come possibile candidato a segretario al Tesoro. Concluso l’incontro con Obama, il Trump ha visto lo speaker della Camera Paul Ryan al Capitol Hill Club e Mitch McConnell, leader della maggioranza al Senato a Capitol Hill. Il transition team di Trump sul suo sito ha scritto che la nuova presidenza punta a smantellare la Dodd-Frank, la legge di riforma di Wall Street approvata nel 2010 e considerata uno dei successi di Obama. La riforma sarà sostituita da politiche pro-crescita. “L’economia della Dood-Frank non funziona per i lavoratori. I tappeti rossi della burocrazia e le imposizioni di Washington non sono la risposta. La Dood Frank sarà sostituita con nuove politiche che incoraggiano la crescita economica e la creazione di lavoro”.

All’ex governatore dell’Alaska Sarah Palin potrebbe andare l’agenzia delle risorse naturali, inclusi petrolio e gas. Secondo quanto riporta la stampa americana, un’altra possibilità, anche se più remota, è quella dell’incarico da ministro degli Interni. Qui però Trump aspirerebbe a un personaggio meno controverso e ritenuto di maggiore esperienza politica. Palin non raccoglie troppi consensi neanche all’interno del partito repubblicano.

La transizione da Obama a Trump – È iniziata ai primi del 2016, come spiega un documento diffuso dalla Casa Bianca in occasione dell’incontro di oggi. Obama si è preparato con estrema cura per la transizione dei poteri, di cui una parte del suo staff ha iniziato ad occuparsi fin dall’inizio di quest’anno. A gennaio 2016 sono stati creati due consigli per la transizione, uno per la Casa Bianca (Whtcc) e l’altro per le agenzie del governo (Atdc). Dopo le convention che hanno ufficializzato la nomination di Donald Trump e Hillary Clinton, i due organismi hanno cominciato a lavorare regolarmente con le squadre di transizione dei due candidati.

Ora che ha vinto Trump, la sua squadra troverà un responsabile per il passaggio di poteri in ogni agenzia dell’amministrazione, con il materiale informativo già pronto. Per quanto riguarda la sicurezza nazionale, Trump ha già beneficiato di briefing dell’intelligence in quanto candidato. Ora i briefing diventano giornalieri, ma vi saranno anche due esercitazioni inter agenzie per la gestione delle emergenze.

Il personale della Casa Bianca ha già ricevuto istruzioni per presentare lettere di dimissioni che scatteranno il giorno dell’insediamento di Trump, mentre sono stati predisposti strumenti amministrativi e informatici per facilitare le procedure di selezione e assunzione dei loro successori. Non è stato trascurato nemmeno l’aspetto della transizione digitale fra le due amministrazioni, compresa l’archiviazione dei documenti dell’amministrazione Obama.

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