Mentre l’Esercito libero siriano, sostenuto da forze speciali turche, prosegue verso la città di Munbij, liberata all’inizio del mese dai miliziani del Sdf (Forze democratiche siriane, formazione sostenuta dagli Usa, a maggioranza curda), “35 civili – riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani – sono morti in seguito ai raid aerei turchi a sud di Jarablus” e sabato scorso l’esercito di Ankara ha registrato la prima vittima.

Per contrastare l’offensiva dell’Esl e dei turchi “ci sono dei rinforzi in arrivo a Munbij e Jarablus. Ma non dell’Ypg perché questi sono a est dell’Eufrate” ha dichiarato Ibrahim Ibrahim, a capo del Rojava Media Office, riferendosi probabilmente al comunicato diffuso da due gruppi armati arabi siriani, alleati del Sdf e dell’Ypg, che annunciano di prendere parte alle operazioni di contrasto contro i turchi e l’Esl a sud di Jarablus.

La scorsa settimana il vicepresidente Usa Joe Biden, dopo un incontro con il premier turco Binali Yildirim, aveva assicurato di aver “detto alle forze curde impegnate in Siria di non andare a ovest dell’Eufrate. Abbiamo detto molto chiaramente che le forze curde devono tornare a est dell’Eufrate. In nessuna circostanza avranno il sostegno americano se non rispetteranno questo impegno. Punto”. Parole pronunciate durante la prima visita Usa dopo il fallito golpe ad Ankara, nel tentativo di distendere i rapporti turco-americani. Ma tra i due Paesi aumenta di nuovo la tensione dopo le dichiarazioni del Pentagono, secondo cui gli attacchi nel nord della Siria tra turchi e curdi sono “inaccettabili”.

Se lo scenario intorno a Jarablus si complica, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Staffan De Mistura ha invitato i contendenti a raggiungere presto un accordo per raggiungere una tregua ad Aleppo, dopo che il Segretario di Stato americano John Kerry e l’omologo russo Serghei Lavrov hanno annunciato il fallimento delle trattative. Completata invece l’evacuazione dei civili e dei ribelli dalla città di Daraya, dopo l’accordo raggiunto tra governo siriano e forze d’opposizione. Un’intesa raggiunta senza il coinvolgimento delle Nazioni Unite, che prevedeva il trasporto dei civili e dei combattenti fuori dalla città. Daraya era stata assediata per quattro anni dalle forze fedeli al governo di Damasco.

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