Un giovane siriano è stato fermato per associazione e arruolamento con finalità di terrorismo dalla Digos. Secondo gli inquirenti era pronto a tornare in Siria, dove un anno fa era già andato per unirsi ai gruppi jihadisti anti Assad. In manette è finito Mahmoud Jrad, un 23enne residente con la famiglia a Varese. Al suo fermo si è arrivati nell’ambito di un’indagine diretta dalla Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova e coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. Il reato ipotizzato è partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo anche internazionale. Sono indagate anche altre sei persone. Si tratta di tre imam genovesi, il fratello del giovane arrestato e altre due persone che frequentano le moschee. Le loro abitazioni sono state perquisite, così come i luoghi di culto islamici tra Genova e Rapallo frequentati dal ragazzo.

Nel corso delle indagini è emersa l’intenzione di Mahmoud Jrad di partire per la Siria per unirsi al gruppo terroristico salafita Jabhat al Nusra. Non sono invece emersi segnali di possibili attentati in Italia. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il 23enne è arrivato in Italia nel 2012 e si è trasferito a Genova alla fine del 2015 dove ha iniziato a frequentare alcuni luoghi di culto islamico del centro storico, in piazza Durazzo e vico Amandorla. Mahmoud è entrato nel mirino dell’intelligence perché nello stesso anno era già andato in Siria per combattere. Una scelta che i genitori hanno contrastato, senza però riuscire. Allora, per la paura che il ragazzo potesse compiere scelte estreme, hanno mandato con lui l’altro figlio, come una sorta di “angelo custode”.

Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, il suo nome non era inserito nell’elenco dei circa 110 foreign fighters che hanno avuto a che fare in qualche modo con l’Italia, ma la sua volontà di tornare nel suo paese d’origine per combattere sui fronti di guerra è emersa chiaramente nei giorni scorsi, tanto da far scattare il provvedimento di fermo per evitare che riuscisse a fuggire. Le indagini dell’Antiterrorismo, con il contributo fornito dall’intelligence, hanno infatti accertato che il siriano era intenzionato a raggiungere la formazione di origine qaedista che, sottolineano le fonti, attualmente sta vivendo un momento non semplice. Lo stesso gruppo è stato protagonista del rapimento delle due cooperanti italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, poi liberate a gennaio del 2015.

Mahamoud, secondo gli investigatori, è un ragazzo tormentato, in conflitto con gli altri. Il primo dissidio, accertato dall’intelligence, è avvenuto nel 2015 con alcuni colleghi di lavoro, quando faceva il manovale nel Lazio. Il giovane si licenziò, dopo alcune settimane, perché i suoi colleghi musulmani non avevano le sue idee ortodosse. Il secondo dissidio, invece, lo ha con la famiglia che, seppur molto religiosa e osservante, inizia a capire che il figlio si sta radicalizzando velocemente.

“Questa operazione ha voluto dimostrare l’attenzione e il monitoraggio continuo da parte delle forze dell’ordine sul fenomeno della radicalizzazione di tipo religioso”, ha detto il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi. “Anche se non c’erano segnali di possibili azioni criminali in Italia – ha proseguito Cozzi – abbiamo voluto evitare che potesse accadere quanto successo in altri Paesi, anche vicini al nostro, e prevenire possibili eventi tragici”.

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