Oltre tremila persone hanno preso parte a Trieste al corteo organizzato dal “Comitato 5 Dicembre – Giustizia Salute Lavoro”, chiedendo la chiusura dell’area a caldo della Ferriera, l’impianto siderurgico conosciuto come ‘Ilva del Nord’ per i livelli di emissioni inquinanti. Il corteo ha seguito di pochi mesi un’altra mobilitazione popolare, dopo la quale il sindaco uscente del Pd Roberto Cosolini aveva promesso di esprimersi – entro il 20 maggio – sulla possibile chiusura dell’impianto. Ma la promessa, ad oggi, non è stata mantenuta e la piazza ha risposto chiedendo le dimissioni sue e del commissario per la Ferriera e presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, entrambi impegnati in prima persona sulla riqualificazione dell’impianto (Guarda il reportage). A sole due settimane dalle elezioni comunali, la posta in gioco si è alzata: “Questa pazienza e questa civiltà forse non dureranno per sempre – attacca Andrea Rodriguez del Comitato 5 Dicembre – Dobbiamo punire col voto chi ci ha preso per il culo, in seguito staremo addosso al nuovo sindaco chiedendogli conto delle promesse elettorali”. Degli undici candidati, infatti, otto hanno inserito nel programma la chiusura dell’area a caldo, la parte più inquinante dell’impianto, compresi il candidato del centrodestra Roberto Dipiazza (già sindaco della città per due mandati consecutivi tra il 2001 e il 2011), e quello del M5s, Paolo Menis., che al corteo è stato raggiunto dal vicepresidente della Camera Luigi di Maio. Alla manifestazione hanno partecipato idealmente anche i “Genitori tarantini”: «Trieste e Taranto sono vicine, oggi sembrano due sorelle che si abbracciano amorevolmente». All’indomani dell’apertura del processo alla Corte di Strasburgo contro lo Stato italiano per violazione del diritto alla vita e all’integrità psicofisica nella gestione del caso Ilva, i “Genitori tarantini” invocano giustizia anche per la città sorella: “Una risposta positiva all’istanza dei tarantini sarà liberatoria anche per Trieste”

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