Penultima serata del Festival di Sanremo, quella della finale delle Nuove Proposte. Finale a quattro, nonostante il pasticciaccio di ieri sera e Miele che aveva chiesto invano di essere ammessa in aggiunta ai colleghi.

E si parte proprio con i giovani: prima Mahmood con Dimentica (solito stile sofferente ma efficace, contemporaneo come pochi suoi coetanei), poi Francesco Gabbani (colui che ha eliminato Miele, per intendersi) con l’efficacissima Amen, che fa ballare ma anche riflettere e arrabbiare (il testo è da incorniciare). La finale dei giovani va come un treno: per la serie “prima famo e prima se n’annamo”, che poi c’è da fare sul serio. Chiara Dello Iacovo, sin troppo scanzonata della sua Introverso, con un sorriso che dà fastidio, perché in natura un sorriso così fisso, 24 ore su 24, qualsiasi cosa accada, non può esistere. Ultimo del lotto, il bravissimo Ermal Meta, che l’arcobaleno lo ha addirittura dipinto in faccia, sugli occhi. Se esiste una giustizia, dovrebbe giocarsi la vittoria finale con Gabbani, magari spuntandola pure.

Pausa pubblicitaria, poi Carlo Conti arriva sul palco proprio con Miele, che incassa una visibilità che, diciamocelo chiaramente, non avrebbe avuto altrimenti. Si esibisce, ringrazia e va.

Si parte con i big, con Annalisa. Il diluvio universale non è una canzone degna del suo talento, ma la voce continua a funzionare. È molto quotata per le parti alte della classifica.

Come preannunciato da Dagospia, arriva Virginia Raffaele nei panni di Belen vestita da suora: “Mezza nuda sono già scesa da questa scala, ho pensato di volare con la fantasia”. Non è un’imitazione nuova della Raffaele, ma forse è la più amata e la più efficace. Battute a raffica su gossip, Stefano De Martino e Festival. Si parte alla grande. Poi si torna sulla terra, purtroppo, con l’esibizione degli Zero Assoluto che cantano “Di me e di te”. Coraggio.

Entra Garko, mostrando le terga marmoree scendendo da una scala a pioli. Picco massimo della sua partecipazione sanremese. È il turno di Rocco Hunt, che come sempre risveglia gli zombie dell’Ariston. Forza della natura. Quotatissimo per la vittoria di domani. Irene Fornaciari. Canta Blu. Se ne va. Non c’è altro da aggiungere.

Momento Ghenea. Bella, vestita da Dio, di nuovo spigliata. Piccola rivelazione. Ma non c’è tempo per incantarsi, tocca a Giovanni Caccamo e Deborah Iurato: canzone a due facce. La prima è delicata, cantautorale, con un Caccamo elegante e dolce (sì, anche gli uomini possono esserlo); la seconda è più duettone sanremese, con l’ingresso della Iurato. Si va veloce, almeno in questa prima fase, e su palco arriva quell’inossidabile leone di Enrico Ruggeri. All’Ariston lo acclamano. E se lo merita.

Torna Belen/Raffaele con il suo “paparazzo a mano” (un ragazzo brevilineo chiuso in una valigia). Come la prenderà, la fumantina Rodriguez? Ecco la vera rivelazione di questo Festival: Francesca Michielin. Ieri è stata bravissima nell’ardua impresa di coverizzare Battisti, oggi ripropone la sua canzone fresca, moderna, che funziona assai, primo tormentone di questa abbuffata sanremese. Sarebbe bello vederla nella parte alta della classifica sabato sera.

Elio e le Storie Tese
arrivano sul palco con zigomi rifatti e labbra gonfie. Riferimento a qualcuno in particolare? La loro “Vincere l’odio” è uno spettacolo sera dopo sera. Ma la Sala Stampa è tiepida. Stranamente tiepida. Tocca alla regina di questo Sanremo 2016, Patty Pravo. “Cieli immensi” è una canzone “praviana” che più “praviana” non si può. All’esordio non era stata convincente, nella serata delle cover sì, quasi maestosa. Stasera in scioltezza.

Momento comico della serata: arriva Enrico Brignano, che ormai somiglia sempre più alla buonanima di Gheddafi. Conti così nero da sembrare Obama: si comincia male. Poi si vira sulla vita da babbo del conduttore toscano: “Quando arriva un ragazzino, rompe gli schemi di coppia, rompe la routine, rompe…”. Battute trite e ritrite. Una noia che quasi rimpiangiamo il Siani dell’anno scorso. Rende bene l’idea?

Poi parte la sfilza di frasi oxfordiane: “Te l’appizzo e vado via. Te lo appoggio e nemmeno te ne accorgi”. Livelli bassissimi. Volgarità dilagante. È il prezzo che dobbiamo pagare per il guizzo di civiltà di Sanremo Arcobaleno?

Come Aldo, Giovanni e Giacomo, anche Brignano riscalda minestre vecchie e ammuffite. Poi parte il pippotto serio sul rapporto padri-figli, con tappeto musicale al pianoforte. Vent’anni fa era roba già stantia.

Grazie al cielo non dura tanto e possiamo tornare alla gara. Roba che vedere entrare Alessio Bernabei ci riempie di gioia. In giornata ha fatto una gaffe clamorosa su Tiziano Ferro (“Ha costruito una carriera sui plagi”), poi ha tentato di rimediare. Ma è giovane, si è lasciato prendere la mano.

È un Neffa finalmente più convincente, quello che arriva sul palco a cantare “Sogni e nostalgia” (non certo la sua canzone migliore). Era ora.

Momento clou della serata: proclamazione del vincitore delle Nuove Proposte e sul palco arriva addirittura Giovanni Toti, governatore della Liguria. Con fiocco e riferimento ai marò, ovviamente: dopo Brignano, è la continuazione degna di questa serata “de destra”. Quarto classificato, con “Dimentica”, l’ex X Factor Mahmood, terzo posto per Ermal Meta (che a nostro parere avrebbe meritato almeno il secondo posto). Ma almeno vince Francesco Gabbani, autore e interprete della splendida “Amen”, lasciando al secondo posto Chiara Dello Iacovo.

Corto circuito Belen sul palco: Raffaele/Rodriguez presenta un altro noto imitatore della showgirl argentina, Valerio Scanu. Che però, ahinoi, stasera canta. La canzone, scritta da Fabrizio Moro, è bella. Lui, però, la canta di nuovo solo con la voce e con la testa, senza cuore, senza emozionare.

È ancora “Amici di Maria” moment con i Dear Jack: pezzo debolissimo, Leiner (nuovo frontman al posto di Bernabei) fresco ma poco maturo. Trascurabili. Next, please.

Intanto, per la serie “esagaruma”, Carlo Conti azzarda un paragone tra la Ghenea e Wojtyla (per i problemi con l’italiano). Prossima fermata: Dio.

Per fortuna arriva Elisa, superospite italico della serata. Comincia con Luce, canzone con cui ha vinto a Sanremo nel 2001, e poi ancora L’anima vola e Gli Ostacoli del cuore, prima di intonare uno dei brani del nuovo album. Ovazione all’Ariston, strameritata. Ce ne fossero, di cantanti come Elisa.

Virginia Raffaele/Rodriguez torna sul palco e prende in giro la leggendaria farfallina di qualche anno fa, esibendo un tatuaggio sull’interno coscia con le fattezze del “Mi piace” facebookiano, a sottolineare la presenza compulsiva di Belen sui social. Ed è proprio la comica romana che lancia un nuovo Campione in gara: Noemi. Bravissima nella serata delle cover con “Dedicato”, nella prima esibizione di martedì era stata deludente (viste le sue capacità), ma il pezzo, scritto da Marco Masini, è bello.

Nella serata più di destra di tutta la settimana (Toti, Brignano, i marò), poteva forse mancare il re colombiano del reggaeton? Purtroppo no. E allora ecco J. Balvin, ospite internazionale, che indossa una sorta di pile lunghissimo e rosso, tipo weekend “poraccio” a sciare al Terminillo.

È mezzanotte e ancora la serata prevede almeno un’ora di supplizio. Per fortuna arrivano gli Stadio, reduci dalla vittoria nella serata delle cover con una memorabile “La Sera dei Miracoli” di Lucio Dalla. Curreri in gran forma, pezzo emozionante. In un mondo ideale si piazzerebbero nella top 5. E a Sanremo?

Solo cinque canzoni, poi Carlo Conti annuncerà ai superstiti i nomi degli eliminati. Il sedicesimo big in gara è Arisa con Guardando il cielo. Canta benissimo, ma non è una novità. Cantasse soltanto, sarebbe una divinità. Intanto anche Madalina Ghenea si schiera (è la prima tra i membri del cast) e indossa nastri rainbow a sostegno della legge sulle unioni civili tra omosessuali. Fazzolettino rainbow per Fragola, ma questo non salva la sua canzone deludente.

Terz’ultima canzone in gara (ormai è un countdown drammatico, resistenza messa a dura prova) è Semplicemente dei Bluvertigo (con Morgan che in conferenza stampa ha beccato più volte Elio, tanto per cambiare). Canzone bella, quella dei Bluvertigo, con la solita voce imperfetta del buon Castoldi. Va bene l’emozione che trasmetti, ma servirà o no una voce decente?

Dolcenera, a rischio eliminazione dopo la prima esibizione, ripropone la sua bella Ora o mai più, mentre a chiudere la lunghissima lista di 20 big in gara arriva un’altra rivelazione di questo Sanremo: Clementino. La sua Quando sono lontano è un inno per nulla banale a chi è costretto a vivere lontano da casa. Solita maestria lessicale, solita presenza scenica imponente.

È notte fonda, e finalmente Carlo Conti comunica i nomi dei cinque Campioni a rischio eliminazione (ne verrà salvato solo uno grazie al televoto): Zero Assoluto, Dear Jack, Neffa, Bluvertigo e Irene Fornaciari. Uno di loro potrà partecipare alla finale di sabato sera. Per gli altri quattro, ritorno a casa anticipato.

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