Da tempo l’Italia veniva sollecitata e incalzata per risolvere i casi di cittadini ammalatisi dopo una trasfusione. La Corte europea dei diritti umani oggi ha condannato lo Stato italiano a risarcire 350 cittadini infettati da vari virus (Aids, Epatite B e C) attraverso le trasfusioni di sangue che hanno effettuato durante un ciclo di cure o un’operazione. Il totale dei risarcimenti supera i 10 milioni di euro. Gli indennizzati sono cittadini italiani nati tra il 1921 e il 1993 che vivono tra Italia e Australia.

I giudici hanno riconosciuto loro il diritto all’indennizzo amministrativo, previsto dalla legge, dato il nesso di causalità dimostrato in vari processi civili contro il ministro della Salute tra la trasfusione di sangue infetto e loro contaminazione. Della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali sono stati invocati l’articolo 2 (diritto alla vita) e, sotto l’aspetto procedurale, l’articolo 6 comma 1 (diritto a un equo processo). Ma anche l’articolo 13 (diritto ad un ricorso effettivo) e l’articolo 1 del Protocollo 1 (protezione della proprietà). I ricorrenti avevano lamentato per la durata del procedimento di indennizzo.

 

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