Classifica qualità della vita, ecco come è rinata Milano: prima di Expo e oltre la Darsena. Così compete con le grandi capitali
Estate 2015. Un campo di grano cresce intorno ai grattacieli di Porta Nuova. Le spighe sono”Whitfield”, opera d’arte in linea col tema di Expo (‘Nutrire il pianeta’) e sono vere. Circondano l’emblema della trasformazione urbana della nuova Milano, a due passi da quella piazza Gae Aulenti che, con la torre Unicredit e i suoi specchi d’acqua, a Le Figaro ricorda tanto Londra. Ma nella prima città da visitare nel 2015 per il New York Times – che è seconda per qualità di vita in Italia – le nuove linee che disegnano il panorama metropolitano – dalla rinascita della Darsena al bosco verticale di Boeri – sono il complemento estetico di un cambiamento più profondo. Sociale, culturale, imprenditoriale, fatto (soprattutto) dalla generazione under 40, che ha vissuto la crisi e non la Milano da bere. Che sorride al dito medio di Cattelan in Piazza Affari, perché oggi i soldi non sono così facili e spesso un lavoro se lo è dovuto inventare.
Milano riparte, è motore di innovazione, trascina. Il Pil della macroarea che la include e comprende anche Lodi e Monza e Brianza è al quarto posto in Europa, dietro Parigi, Londra e Madrid. E la ricchezza pro-capite è di 29.800 euro (dati Statistiche fiscali 2014 rielaborati e pubblicati dal Sole 24 Ore) contro una media nazionale che si assesta su 20.070 euro. Sviluppo, industria e mezzi hanno tuttavia portato la città in vetta alla classifica dei capoluoghi più inquinati d’Italia, con una concentrazione di polveri sottili che per 86 giorni l’anno ha superato i limiti di legge. Se la qualità dell’aria può (e deve) migliorare, Milano si lascia però alle spalle il lungo deserto post Tangentopoli che aveva reso appetibili altre città. Barcellona e Berlino, per esempio, solo per restare in Europa. Oggi torna a competere con loro e già prima di Expo aveva iniziato a incassare i risultati. Resta la prima città in Italia per locali e vita notturna Lgbt, e vede rifiorire eventi culturali e socialità di quartiere, luoghi di aggregazione, spazi pubblici prima ignorati in una metropoli sempre più multietnica, dove quasi un quinto dei residenti non è italiano. La relazione torna al centro anche nel mondo dell’imprenditoria: nascono nuove forme di business sociale, in cui associazioni e no profit rifiutano la dipendenza dal finanziamento pubblico. E non ci sono solo Roma, Firenze e Venezia in Italia, perché a Milano arrivano sempre più turisti stranieri. L’aperitivo è il marchio che conoscono meglio oltre a quelli del quadrilatero della moda e al Salone del Mobile. Per El Pais “Milán corre. Respira frenética”. E complici la vetrina di Expo e l’attributo di “capitale morale”, per Le Monde si parla di “miracolo a Milano“.