Un “cono d’ombra” in cui le operazioni a rischio corruzione passano sotto silenzio. E’ il ritratto della pubblica amministrazione fatto dall’Unità di informazione finanziaria (Uif), l’ufficio italiano della Banca d’Italia incaricato di raccogliere le segnalazioni sulle operazioni monetarie sospette e in caso girarle alle autorità investigative. Con l’obiettivo, appunto, di prevenire il riciclaggio e la corruzione. Il direttore, Claudio Clemente, ha detto che nel 2014 la pubblica amministrazione ha inviato “soltanto 18” allerte e l’anno prima ne aveva mandate 24 su un totale che supera le 70mila. Mole a cui hanno contributo soprattutto le banche e gli altri intermediari e che ha contribuito a inchieste come quella su Mafia capitale. La pubblica amministrazione è “obbligata a collaborare sin dal 1991”, ha ricordato Clemente, ma “non è stata creata un’organizzazione funzionale ad assolvere agli obblighi di antiriciclaggio”. Cosa che, secondo Clemente, ha impedito in 25 anni “di avere un’attività di prevenzione” da parte della Pa.

Ora, però, “sono stati finalmente emanati gli indicatori di anomalia“, una sorta di vademecum per scovare il malaffare nella pa. Una novità “di poche settimane fa”, frutto del lavoro congiunto di Uif, ministero dell’Interno e Autorità nazionale anticorruzione. Per Clemente l’elemento più importante è che viene data “un’indicazione sull’organizzazione. Si è cercato di renderla il più semplice e agile possibile, senza creare ulteriori norme. Per cui i soggetti che devono collaborare sono gli stessi che collaborano con l’anticorruzione”. E’ previsto per esempio che venga scelta una ‘sentinella’ delegata a valutare e trasmette le segnalazioni alla Uif. Per facilitare il tutto il “gestore”, così si chiamerà, può anche coincidere con il responsabile della prevenzione della corruzione. La sovrapposizione dei due ruoli (guardia anti-riciclaggio e anti-corruzione) in una sola figura è, secondo la Uif, il passaggio in grado di rimediare alle falle organizzative.

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