Confalonieri rischia di arrivare primo. Nel 2007 Silvio Berlusconi infatti raccontò: “Con Fedele Confalonieri abbiamo fatto un patto: il primo che vede l’altro un po’ rincoglionito glielo dice”. E il presidente di Mediaset ora prova a incardinare il discorso. L’ex Cavaliere non è più così centrale come prima, gli fanno notare in un’intervista alla Stampa.Il tempo passa per tutti – risponde lui – Anche per noi”. Certo, all’amico di una vita non può non concedere l’onore delle armi: “Berlusconi resta il capo politico di un partito importante. E’ ancora lui il leader, mi sembra, no?”. In Forza Italia sì, anche se il partito ha perso via via pezzi di gruppi parlamentari, dirigenti e, in qualche modo, di storia: da Denis Verdini a Sandro Bondi fino a Raffaele Fitto. In più da tempo i berlusconiani non rappresentano il partito più rappresentativo del centrodestra, a beneficio della Lega Nord: lo dicono i sondaggi tutti i giorni, ma lo hanno anche detto i “voti veri”, nelle urne delle Regionali.

Così le parole di Confalonieri – presidente di Mediaset, consigliere di Arnaldo Mondadori, consigliere del Giornale – possono rendere la fotografia del momento. E’ l’anima “dialogante” di Forza Italia: è lui, con Gianni Letta, che rappresenta la vera “unità di crisi” di Palazzo Grazioli ed è lui – sempre con Letta – che spinge ogni volta per far mettere Berlusconi al tavolo delle riforme. E una volta di più lo ribadisce anche alla Stampa: e le riforme?, gli chiedono, e lui ribatte che “tanto lo sa come la penso”. Berlusconi non doveva rompere il patto del Nazareno? “Of course”. La fotografia del momento, d’altra parte, è di un partito ormai a pezzi (quelli che rimangono) tra chi tira da una parte per fare l’opposizione su tutto e quelli a cui piacerebbe tanto, tantissimo votare le riforme istituzionali che il centrodestra ha tante volte promesso e mai attuato e che, a questo giro, ha anche contribuito a scrivere con quell’intesa del gennaio 2014, la “profonda sintonia” del Patto del Nazareno, appunto.

E il retro di quella fotografia è l’immagine di Silvio Berlusconi che almeno in queste settimane pare voler rimanere lontano dal dibattito politico, quasi svogliato. A Roma prendeva fuoco la polemica sui funerali dei Casamonica (e tutti a intervistarli, e nessuno diceva niente) e lui era allo Smaila’s in Costa Smeralda. I senatori di Forza Italia si riuniscono a Palazzo Madama per decidere la linea da tenere sulle riforme istituzionali e lui declina l’invito spiegando che il giorno dopo partirà per la Russia, dove andrà a far visita al presidente Vladimir Putin. Il Giornale lo invita alla sua festa e lui, appunto, è ancora là, dall’amico Vladi.

L’unico suo intervento negli ultimi 15 giorni è stata una telefonata al campus politico di Forza Italia “Everest 2015” nel quale ha spiegato che con le riforme istituzionali vede “il rischio forte all’orizzonte di due riforme che potrebbero portare ad un regime se non saranno modificate: il combinato disposto di una riforma costituzionale che praticamente abolisce il Senato trasferendo la funzione legislativa solo alla Camera ed il premio (di maggioranza, ndr) ad un solo partito che con meno del 40% dei voti potrebbe ottenere la guida unica del Paese”. Vale a dire quello che ha sempre sognato e promesso per anni, sul quale peraltro è stato attaccato per gli stessi anni e che poi non è riuscito mai a fare.

Non è arrivato il momento di ritirarsi, allora, chiede la Stampa a Confalonieri? “Penso che l’esperienza sia importante – risponde il presidente di Mediaset – e il Cavaliere ne ha più di chiunque altro”. E allora potrebbe fare il sindaco di Milano, c’è chi dice che stravincerebbe contro chiunque. Qui Confalonieri invece dell’inglese usa il milanese: “Chi, Berlusconi? Ma va… Un sindaco lavora 15 ore al giorno per 365 giorni l’anno. E’ un lavoro che ti impegna tantissimo, e in una città così importante come Milano ancora di più. Certo, è uno stakanovista. Però, come le ho detto, il tempo passa per tutti”. E Renzi invece, quanto tempo ha? “Dico di farlo lavorare. Perché mi pare che qualcosa la stia facendo, ha iniziato un percorso: ora vediamo un po’ dove arriva”.

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