LE LAUZET-UBAYE. Hotel La Lauzetane: ci sono l’Astana, la Iam, la Bora e la FDj: un quinto del Tour. E’ arrivato Davide Cassani. Vuole parlare con Vincenzo Nibali. L’ambizioso obiettivo del commissario tecnico della nazionale azzurra sono le Olimpiadi di Rio, l’anno prossimo. Cassani vede un Nibali medaglia d’oro, ma per capirne di più occorre un serio sopralluogo. Però c’è un problema: il general manager dell’Astana, il kazako Alexandr Vinoukurov vorrebbe che Nibali partecipasse alla Vuelta spagnola. E la Vuelta si disputa nei giorni seguenti alla corsa preolimpica, che è il test di tutte le nazionali. “Cosa vuoi che dica? Mi piacerebbe portarlo, ma senza aver visto e saggiato il percorso, che è molto impegnativo a vederne l’altimetria, è un’impresa difficile quell’obiettivo. Ritengo che sia utile provarlo. Capiranno i dirigenti dell’Astana questa mia esigenza? E’ in fondo nel loro interesse: si parla di un’Olimpiade, mica di un campionato provinciale…”.

C’è stato un colloquio con Vinoukurov?
Sì. Penso che sia abbastanza complicato convincerlo di cambiare idea.

Come hai trovato Nibali?
Abbastanza bene. E quindi penso che una tappa potrebbe anche vincerla. Potrebbe risalire la classifica, e diventare quinto. Più avanti, è un’impresa. La cosa importante per lui è lottare coi migliori allo stesso livello”.

Chiedo a Nibali se ha autonomia nelle decisioni che lo riguardano.
No.

Sta piovigginando. Da domani, sino a sabato, le ultime salite, le più difficili. Dunque, le ultime sentenze. Il giorno del riposo di Pau, alla vigilia delle tappe pirenaiche, il viso di Vincenzo tradiva disorientamento, crisi, l’incapacità di capire perché non andava come l’anno scorso. “Anche adesso so che non sono quello dello scorso anno. Ci sono stagioni sì e stagioni no. Adesso provo sensazioni migliori rispetto ai Pirenei”.

Nella tappa che si è conclusa a Gap abbiamo visto tuttavia un Nibali molto determinato, con la testa più libera rispetto ai primi giorni, capace di staccare Chris Froome e i migliori della classifica… “Sono anche le gambe che magari rispondono in un modo diverso, sapendo di stare un po’ meglio corri anche un po’ meglio… ieri si sapeva che era una tappa da risolvere nel finale, era difficile tenere la corsa, perché come abbiamo visto sono andati via trenta corridori andare in fuga, nel finale si sono mossi diversi corridori, poi alla fine ho trovato il momento giusto, l’azione giusta…è andata bene”.

Froome ha lasciato intendere che ti ha lasciato andar via, che non può rispondere a tutti gli attacchi…
Sì, lui no, però gli altri non è che mi hanno lasciato andar via… Froome controlla chi gli è più vicino in classifica però prima di me hanno provato altri, senza successo.

Adesso qual è l’obiettivo prioritario? La classifica o vincere una tappa?
Chiaro che sono in classifica, e quindi andare in fuga per me è molto più difficile… comunque il podio è lontano, ma non impossibile. Diciamo che il mio obiettivo è una buona classifica.

Da chi ti devi guardare?
Alejandro Valverde di sicuro vuole salire sul podio….

Ci sono state molte polemiche in questi giorni sulle prestazioni di Froome…
Pedala meglio, il suo colpo di pedale è assai diverso rispetto a quello dello scorso anno, anche al Giro del Delfinato si è visto che andava forte. Qui al Tour ha mostrato determinazione in più, la maglia gialla ti dà più sicurezza, lo so bene…

Qualche rammarico?
Sono arrabbiato. L’anno scorso mi sentivo super, quest’anno è diverso, forse ho pagato le pressioni di testa… fin da subito, dopo la vittoria del Tour dell’anno scorso, ho patito questo tipo di stress, era insopportabile, ero sballottato, i tempi di respiro miei abituali si restringevano… una cosa voglio sottolineare, non siamo macchine, siamo persone umane.

I dati espressi da Froome sembrano invece piuttosto…disumani.
Se ci si riferisce a quel video in cui le prestazioni di Froome sono sensazionali, beh, qualsiasi persona può manipolare i dati. Può essere anche fumo negli occhi. A questo riguardo, la mia trasparenza è sempre stata corretta. Il mio peso, oggi, è tra i 63 e i 65 chili. Le mie prestazioni migliorano con il fresco e il bagnato, ma penso che sia così per tutti.

Fanno impressione i dati relativi ai colpi di pedale al minuto di Froome: 110/115…
Forse qualcuno di più…

Froome sostiene che i dati cosiddetti sensibili non devono essere pubblici…
Pensiamo alla Formula Uno: le scuderie mica li diffondono, fa parte della loro filosofia e delle loro strategie.

La conversazione con Nibali dura circa mezz’ora. L’impressione è che sia più sereno, come liberato dall’angoscia di non ritrovare il Nibali vincente del Tour 2014. Non è tanto il confronto con Froome che lo inquieta, quanto quello con Nairo Quintana, Alberto Contador, Valverde, l’americano Tejay Van Garderen, o Geraint Thomas e Robert Gesink. Una strategia di corsa è stare accanto a Froome e tenere il suo ritmo: Van Garderen, a Gap, è arrivato stremato; Thomas e Gesink dovrebbero saltare sulle salite alpine. Restano Quintana e i due spagnoli. Il Condor delle Ande è enigmatico, nel finale di Gap non è apparso brillante come nei giorni precedenti. Contador rischia di pagare il Giro, ed è l’opinione del suo esigente patron Oleg Tinkov. Valverde sinora è il più vivace, ma bisogna vedere se riesce a mantenere la forma delle prime due settimane. Quella di Nibali è in crescendo: e pure la squadra mostra segni di ripresa.

“In fondo, pago due giornate nere e qualche errore, come sul Mûr de Bretagne. Nella seconda tappa, quella della diga olandese, ho perso un minuto e quaranta; la prima salita pirenaica, dove sono andato in crisi: non avevo forza nelle gambe. Domani il Tour riprende con un classico: l’arrivo a Pra Loup, quota 1620, dopo la “cura” del Col d’Allos (m.2250, 14 chilometri al 5,5 per cento di pendenza media), preceduto da altri tre colli (due di seconda categoria, uno di terza). Per sconquassare la corsa, bisognerà attaccare da lontano.

p.s.: Froome ha ancora tenuto banco con una conferenza stampa in cui ha sciorinato dati e cifre, per dimostrare che lui è “trasparente”. In verità, se si vogliono cancellare i sospetti occorre rivolgersi ad un team di medici e analisti “terzi”, non solo indipendenti. Il ciclismo, purtroppo, paga la furbizia di chi in passato ha vinto con la chimica. Guarda caso, alcuni di coloro che oggi insinuano pesanti dubbi sul predominio di Froome e della Sky ne sanno qualcosa…

Segnalo infine una pagina apparsa sul quotidiano Le Monde, assai attento alla tematica del doping, che riferisce “le bruit qui parcourt le peloton”, ossia le chiacchiere che rimbalzano nel gruppo a proposito dei motorini celati nei tubi delle bici. Le prestazioni della maglia gialla, secondo questi mormorii, rilanciano gli interrogativi su questo “doping meccanico”. Alcuni giornalisti hanno chiesto all’Uci di poter assistere ai controlli che vengono effettuati. Senza successo. Chi ha paura dei testimoni?

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