Centinaia di tunisini in corteo per protestare contro il terrorismo. Dopo la strage di venerdì mattina,  sulla spiaggia dell’Imperial Marhaba Hotel, che ha fatto 38 vittime e 36 feriti, la Tunisia scende in piazza contro l’Isis: nelle strade di Sousse e della capitale sono andante in onda due manifestazioni contro il terrorismo. “Tunisia libera” gridavano i manifestanti, mentre veniva intonato anche l’inno nazionale.

Presenti  anche alcuni politici, come Hamma Hammami, leader del Fronte nazionale, il partito di sinistra dei due politici d’opposizione uccisi nel 2013, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi.

Nel frattempo continuano ad andare avanti le indagini della polizia. L’inchiesta è concentrata sul terrorista ucciso nel conflitto a fuoco con le forze dell’ordine, Seifeddine Rezgui, studente di 23 anni.  Nuovi particolari utili per le indagini potrebbero emergere però nelle prossime ore, dato che ieri è stato ripescato nel mare di Sousse il cellulare gettato in mare dal giovane poco prima dell’attacco. Rezgui era studente di un master e pare che frequentasse dei corsi in una moschea fuori dal controllo dello Stato: secondo la radio locale Kapitalis il profilo facebook del giovane era pieno di messaggi sulla jihad. “Se l’amore per la jihad è un crimine, tutti possono testimoniare che io sono un criminale”, avrebbe scritto il giovane in uno dei post, poi oscurati dal social network.

Anche l’Isis ha rivendicato l’attentato di Susa con un post diffuso su Twitter in cui ha definito l’attentatore “un soldato del califfato” e le vittime “individui di Stati dell’alleanza crociata che combatte lo Stato del califfato”.

Nel frattempo, secondo l’agenzia di stampa di Stato tunisina Tap,  alcuni terroristi hanno attaccato nella notte un complesso di abitazioni a Douar a caccia di cibo: poi sono fuggiti.

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