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Expo e Ministero Difesa, hacker arrestati: volevano violare i sistemi informatici

Tra gli obiettivi dell'organizzazione, importanti siti istituzionali e infrastrutture nazionali. In particolare i due leader, ora agli arresti domiciliari, hanno alle spalle una lunga carriera: hanno già attaccato i siti di Corte Costituzionale, presidenza del Consiglio, ministeri dell’Interno, della Giustizia, della Salute, dello Sviluppo economico, procura della Repubblica di Torino, Polizia di Stato, Carabinieri, Equitalia, Eni ed Enel. Tre persone denucniate: una per associazione a delinquere, mentre altre due per favoreggiamento personale.
Expo e Ministero Difesa, hacker arrestati: volevano violare i sistemi informatici
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Volevano violare i sistemi informatici del Ministero della Difesa, di importanti siti istituzionali e di infrastrutture nazionali. Due hacker sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Unmask“, coordinata dalla Procura di Roma ed eseguita dagli agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche. L’ultimo bersaglio erano stati i sistemi informatici di Expo 2015. La Polizia di Stato sta eseguendo perquisizioni e a Torino, Livorno, Sondrio e Pisa nei confronti dell’organizzazione di hacker responsabile degli attacchi informatici.

I due arrestati sono stati posti ai domiciliari, mentre un’altra persona, 36 anni di Torino, è stata denunciata “per associazione a delinquere finalizzata al danneggiamento di sistemi informatici, all’interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, all’accesso abusivo a sistemi informatici, nonché – spiegano alla Polizia – alla detenzione e diffusione di codici di accesso a sistemi informatici”. Altre due persone (27 e 31 anni, di Livorno) sono state denunciate per favoreggiamento personale.

I nickname dei due arrestati erano noti anche al di fuori del circolo degli “hacktivisti”: si tratta di “Otherwise” (27 anni, di Sondrio) e “Aken” (31 anni, di Livorno). Hanno già una lunga carriera di attacchi informatici, spiegano gli inquirenti, a siti di rilevante interesse pubblico: Corte Costituzionale, presidenza del Consiglio, ministeri dell’Interno, della Giustizia, della Salute, dello Sviluppo economico, procura della Repubblica e tribunale di Torino (campagna No Tav), Polizia di Stato, Carabinieri, le regioni Veneto, Calabria, Piemonte, Equitalia, Eni e Enel; ma anche di minor rilevanza, come i sindacati di polizia Coisp e Siulp e della polizia penitenziaria Sappe ed Osapp.

Otherwise è considerato il promotore della campagna nota come “oprevenge/optrasparenza“, attacchi informatici a sistemi di enti istituzionali e di forze di polizia, della cosiddetta “million mask march“, mentre Aken è il fondatore e leader indiscusso del “canale” di livello internazionale noto come “operation greenrights“, ossia della campagna in cui sono stati riuniti gli attacchi di matrice ambientalista.

La cellula dei criminali, considerata dagli inquirenti “al vertice dell’attuale panorama hacktivista italiano”, si sarebbe resa responsabile di attacchi “ai danni dei sistemi informatici di importanti infrastrutture critiche, siti istituzionali e di rilevanti realtà economiche del paese, da ultimo – viene rivelato – anche i sistemi informatici di Expo 2015 e del Ministero della Difesa nell’ambito della campagna Antimilitarist (#2), con pubblicazione di un corposo leak di materiale proprio nella giornata di ieri”.

Nel corso delle perquisizioni, che hanno interessato diverse città del centro-nord, sono stati sequestrati personal computer e altri dispositivi utilizzati per compiere gli attacchi informatici.

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