E l’Italia si è beccata “un doppio no” dall’Europa. Il primo è arrivato lo scorso 24 febbraio con la pubblicazione dei dati relativi all’attuazione dell’Agenda Digitale in cui il Bel Paese appare come fanalino di coda e il secondo è arrivato ieri con la bocciatura, da parte della Corte di Giustizia Europea, della modifica dell’aliquota Iva al 4% sugli e-book. Questa “agevolazione” era stata introdotta recentemente dall’Italia su specifica richiesta del ministro Dario Franceschini e nel 2012 da Francia e Lussemburgo. Per la Corte di Lussemburgo l’e-book non si può considerare un “bene materiale” in quanto si tratterebbe di un file che viene letto da un dispositivo elettronico. E quindi la Corte ha stabilito che non può fruire della stessa aliquota Iva dei suoi fratelli cartacei.

Tutto da rifare, dunque: questa sentenza, infatti, cancella tutti i passi avanti compiuti anche grazie alla campagna #unlibroèunlibro messa in campo dal ministro Franceschini e dall’Aie-Associazione Italiana Editori. Ora legislatori e operatori del settore dovranno riprendere la battaglia che era stata già considerata vinta.

E tutto ciò mentre anche in Francia è iniziata una campagna che coinvolge i social network promossa dal Syndicat national de l’édition, l’Associazione degli editori francesi, per stimolare anche gli altri Paesi europei sulla necessità di rivedere la normativa comunitaria sul tema.

A questo punto, per evitare le sanzioni, ministri ed editori dovranno usare tutti gli argomenti possibili e tentare, per l’ennesima volta, di convincere i politici che siedono nel Parlamento europeo che…  #unlibrièunlibro, indipendentemente dal supporto utilizzato per leggerlo.

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