“Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi”. Probabile che il replicante Roy Batty/Rutger Hauer si riferisse inconsciamente al sequel più atteso della storia del cinema. Quel Blade Runner 2 la cui ufficialità è arrivata nelle ultime ore sia dal regista di Blade Runner, Ridley Scott, che dall’attore Harrison Ford che nel film culto interpretava l’agente Rick Deckard.

I contenuti del tira e molla iniziato nel 2011 attorno all’imminente apertura del nuovo set, facevano comunque presagire che il film girato nel 1982 avrebbe avuto un fratellino in digitale. Il regista di Blade Runner 2 sembra però essere il canadese Denis Villeneuve, perché Ridley Scott dovrebbe occuparsi soltanto della produzione con la sua Scott Free Production – con cui recentemente ha prodotto il suo Exodus, Italy in a day di Salvatores, e produrrà Prometheus 2 – affiancandosi alla Alcon, titolare del progetto, e alla Warner Bros che starà in cabina di comando.

Il regista dovrebbe essere il canadese Denis Villeneuve che si è fatto conoscere per IncendiesPolytechnique 

Villeneuve, ufficialmente ancora in trattativa per la regia, anche se l’inizio set è già previsto per l’estate 2016, si è fatto conoscere per un film art house come Incendies (La donna che canta, 2010) e ancora prima alla Quinzaine di Cannes con il cervellotico ma affascinante Polytechnique (2009). Lo sbarco ad Hollywood e le consegne della Warner, per uno dei sequel più delicati e a rischio fischi, sembra gli siano state date dopo la sue eccellente prova nel thriller Prisoners con Jake Gyllenhaall e Hugh Jackman. Anche se l’ultimo progetto di Villeneuve, Enemy, sempre con Gyllenhaall, tratto da José Saramago, presentato a Toronto nel 2013, è passato letteralmente inosservato sugli schermi americani, tanto da pensare che la brillante stella canadese fosse già finita nella lunga lista nera dei registi inaffidabili per Hollywood.

Curioso invece è il percorso che ha preso lo script per Blade Runner 2, una sceneggiatura che Harrison Ford ha definito: “La cosa migliore che ho letto in vita mia”. Ufficialmente vengono accreditati tre nomi: Ridley Scott, Michael Green e Hampton Fancher. Green è un  prolifico autore di serie tv Usa (Smallville, Sex and the City, Heroes e Kings) e sta già lavorando con Scott alla realizzazione di Prometheus 2. Fancher, oggi 76enne, è invece un bizzarro ritorno di fiamma. Fu lui che negli anni settanta ebbe l’intuizione di convincere Philip K. Dick – dal suo romanzo Il cacciatore di androidi (1968) nacque tutto – a poter scrivere una riduzione della sua opera letteraria. Una volta riuscito nell’intento e, attraverso il produttore Michael Deeley, spinto Ridley Scott a dirigere un film tratto dal suo scritto, Fancher si ritrova fuori all’improvviso dal progetto: non avendo mai apprezzato del tutto la versione “ecologista” dello script Scott chiamò David Peoples (successivamente autore delle sceneggiature de Gli Spietati e L’esercito delle 12 scimmie) a riscrivere per intero il copione. Da lì la storica rottura tra Fancher e Scott che oggi si ricompone proprio nell’aver ideato il sequel di Blade Runner.

Ridley Scott dovrebbe occuparsi soltanto della produzione. L’inizio set è già previsto per l’estate 2016

La storia che dovrebbe svolgersi vent’anni dopo i fatti del 2019, ambientati in una originalissima Los Angeles cupa e distopica, vede già la presenza confermata di Harrison Ford. L’ex falegname, interprete sul finire degli anni settanta/inizio ottanta di almeno cinque film che hanno fatto la storia del cinema, è già tornato nei panni di Indiana Jones vent’anni dopo nel 2008, e recentemente ha rivestito il ruolo di Han Solo dopo 32 anni dal Ritorno dello Jedi. Non si sa se lo script firmato Scott-Fancher-Green preveda di resuscitare i replicanti del 1982. Rutger Hauer e Daryl Hannah sono ancora in attività. Sean Young/Rachel ha invece praticamente chiuso la sua carriera a fine anni ottanta e poi è salita agli onori della cronaca per la sua cronica dipendenza dall’alcool, per le molestie al regista Julian Schnabel durante il Directors Guild of America awards nel 2008 o quando ha tentato di entrare senza invito ad una festa durante la Notte degli Oscar 2012 finendo arrestata dalla polizia.

La storia che dovrebbe svolgersi vent’anni dopo i fatti del 2019 vede già la presenza confermata di Harrison Ford

C’è infine il nucleo centrale del discorso sequel. Un sensibilissimo piano inclinato in cui decine di produzioni hanno scivolato finendo nel ridicolo o nel patetico (vedi ad esempio Blues Brothers 2000). L’originalità di Blade Runner, le stigmate del cult universale, derivano proprio da un set e dall’ideazione di un mondo altro che rivoluzionò l’immaginario fantascientifico, a sua volta modificato senza appello da 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick nel 1968. Se l’allora direttore della fotografia e scenografo del film, Jordan Cronenweth, è scomparso, Douglas Trumbull che di Kubrick fu collaboratore proprio per 2001 e di Scott curatore degli effetti speciali è ancora in attività. Il set di Blade Runner è diventato in breve tempo una sorta di spazio archetipico, marchio e pietra di paragone per ogni film a venire. Sarà davvero dura raccogliere l’origami a forma di unicorno e continuare a raccontare di replicanti e di futuri distopici.

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