rosenbergLa notizia non è stata di quelle che fanno il giro del web in pochi minuti e, anche nell’ambiente  professionale, non ne ho trovato particolare menzione, almeno qui in Italia, eppure il 7 febbraio 2015 è morto, all’età di 81 anni, Marshall Rosenberg, psicologo statunitense ideatore della comunicazione non violenta (cnv).

Ho conosciuto casualmente il lavoro di Rosenberg, all’incirca tre anni fa, banalmente spulciando su internet. Occupandomi di violenza, comunicazione e risoluzione dei conflitti, non è raro che io digiti queste parole nei motori di ricerca e così mi è apparsa la comunicazione non violenta, attivando la mia attenzione e il mio successivo interesse.

La cnv ha una forte assonanza con tutti i principi base dell’Approccio Centrato sulla Persona di Carl Rogers, altro grande psicologo americano, di cui Rosenberg era estimatore e collaboratore e ha il merito di svilupparli in modo più strutturato e fruibile all’interno di una comunicazione.

Lo scopo della cnv è riuscire a far esprimere le persone rendendole capaci di sostituire reazioni e risposte meccaniche e abituali con reazioni coscienti basate sulla consapevolezza di ciò che esse percepiscono, sentono e vogliono. Quando usiamo la cnv per ascoltare i bisogni più profondi, nostri ed altrui, percepiamo le relazioni in un modo più costruttivo e non è necessario che gli altri con cui comunichiamo siano anche loro a conoscenza del metodo e neppure che vogliano necessariamente relazionarsi con noi in modo empatico. Se impariamo ad utilizzare correttamente la cnv è facile che, pian piano,  gli altri si uniranno a noi in un processo di riconoscimento empatico.

Le quattro componenti chiave della CNV sono:
1. Osservare quanto sta accadendo in una data situazione senza dare giudizi o fare valutazioni.
2. Prendere consapevolezza dei sentimenti che proviamo riguardo a quanto sta accadendo.
3. Prendere consapevolezza dei bisogni che si celano dietro ai sentimenti.
4. Fare una richiesta in modo adeguato ed efficace.

Mi limito a questa non certamente esaustiva infarinatura perché non è questo il contesto per approfondire la cnv, per chi vorrà i libri al riguardo sono sicuramente il migliore approfondimento, ma ho piacere a ricordare nel mio blog la figura di Marshall Rosenberg e del suo importante contributo al mondo della psicologia.

Ho appreso la notizia della morte dello psicologo, durante un corso, da un’allieva pochi giorni fa e sono rimasto interdetto qualche secondo alla notizia, ho provato un dispiacere misurato, non avendolo mai incontrato di persona, ma sincero ed autentico.
Utilizzo spesso nel mio lavoro i principi base della cnv e li trovo utilissimi, spesso consiglio alle persone che seguo di leggere i lavori di Rosenberg ed i riscontri sono, di solito, positivi. La cnv è una modalità comunicativa concettualmente semplice, non bisogna essere degli psicologi per utilizzarla, ma sicuramente richiede impegno e costanza nell’utilizzo. Essa è come un muscolo e come tale va allenato se vogliamo che cresca e diventi forte.

Io stesso non mi ritengo all’altezza di utilizzare la cnv sempre in modo corretto, ma quando ci riesco le mie relazioni con l’altro cambiano decisamente ed in meglio. Ho, come tutti, da imparare ancora tanto. E allora semplicemente ciao Marshall Rosenberg e grazie, il tuo lavoro rimane qui con noi.

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