I cruenti episodi terroristici parigini hanno scatenato due tipologie di “dormienti”.

I primi sono i quisque de populo pronti a tramutarsi in belve capaci di azzannare la preda loro indicata dal criminale “mastermind” di turno, ad abbandonare la tranquilla vita da travet e ad indossare le snellenti tutine nere dei ninja o i paramenti degli yamabushi (i monaci guerrieri giapponesi) per una causa non sempre ben conosciuta ma comunque inconsciamente condivisa come uno scolaro dinanzi ad un impervio postulato.

I secondi sono i politici che, sovente palesemente disinteressati a queste problematiche o addirittura assenti su questo fronte, si sono risvegliati come il suocero di De Crescenzo in Così parlo Bellavista alla semplice pronuncia del fatidico “nu milione!”. Questi non hanno esitato – con proclami ufficiali, laconici tweet o roboanti sparate televisive in qualche talk show – a furoreggiare annunciando imminenti provvedimenti destinati ad essere la panacea in un così delicato frangente.

Ho paura di entrambe le categorie. Non è facile indirizzarsi a quelli “tradizionali” la cui imprevedibile esistenza va, purtroppo, ben oltre le risibili poche decine di unità censite ufficialmente nella “conta” dei “foreign fighters” e la cui individuazione è sempre comunque tardiva per la normalità della loro condotta e delle loro relazioni prima di entrare in azione.

A fronte di questa constatazione non mi resta altro da fare che rivolgermi al secondo gruppo, nella vana speranza di provocare almeno qualche indispettita riflessione.

Schengen a parte, l’attenzione si è subito andata a concentrare su Internet. Forti della conoscenza di qualche social network che ha appagato la voglia di tanti di “esserci” e “farsi sentire”, consigliati da vicini di casa che hanno il computer da anni, supportati da consulenti cui preme mantenere l’incarico e quindi disposti a tutto e al contrario di tutto, i personaggi che hanno in mano le sorti del Paese hanno subito fatto balenare iniziative draconiane che altro non sono che la traslazione digitale delle ganasce metalliche applicate alle auto in sosta vietata. E così si è di nuovo parlato di “controllo di Internet”.

Prescindendo dalle banali difficoltà di interpretazione di quanto viene pubblicato in altri idiomi e dai mille ostacoli persino inutili da rammentare, mi piacerebbe fornire un piccolo contributo frutto di una trentina di anni trascorsi a giocare allo sbirro digitale.

Chiarito che Tor non è un personaggio della mitologia scandinava – figlio di Odino – pericolosamente armato con un gigantesco martello, sarebbe bello che chi ha le redini della situazione scoprisse che i sotterranei della Rete riservano ogni giorno infinite sorprese e che – ad esempio – sul fronte della navigazione anonima ed invisibile varrebbe la pena conoscere I2P.

Siccome la struttura a cipolla di Tor e le sue stratificazioni potrebbero non essere più un posto sicuro per chi vuole sfruttare Internet con finalità illecite, è saltato fuori il cosiddetto Invisible Internet Project.

I2P incapsula e rende anonime le comunicazioni in Rete, facendo transitare le attività sul web attraverso una serie di proxy congegnati per nascondere la posizione e l’identità dell’utente. Idoneo per configurare siti e altre realtà telematiche nascosti ai “normali” cybernauti, I2P è considerato ancora qualcosa di “acerbo” ma molti esperti ne riconoscono potenzialità straordinarie che poggiano sulla sostanziale minor vulnerabilità alla tipologia di attacchi di “de-anonimizzazione” che alcuni ricercatori hanno affermato di aver utilizzato per smascherare chi si nascondeva dietro a Tor.

Gli appassionati dei “sapori forti” contrappongono la cipolla di Tor all’aglio di I2P. Dopo l’ “onion router”, dobbiamo quindi fare i conti con il “garlic approach” ma per non togliere la sorpresa, per non annoiare i meno smanettoni, per dare opportunità di approfondimento ai più appassionati, rinvio il dettaglio del progetto e delle relative funzionalità alla pagina che consente di affacciarsi su uno dei tanti mondi paralleli.

Chi vuol inutilmente chiudere i rubinetti è avvisato.

 @Umberto_Rapetto

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