È al confine tra le province di Mantova e Reggio Emilia e tra quelle di Ferrara e Rovigo che il Po preoccupa maggiormente. La piena (la terza più importante degli ultimi vent’anni) ha toccato i 7,54 metri a Boretto, nel reggiano, e ha superato gli otto a Casalmaggiore (Cremona). Lo rivela il bollettino dell’Aipo, l’agenzia interregionale per il Po, rispettando le previsioni di livello di criticità 3 in diversi comuni. Nel ferrarese, per esempio “si prevede – dice la nota – che il colmo transiti alla sezione di Pontelagoscuro nella mattina di domani per poi propagarsi nei rami deltizi. Sono state interessate le golene aperte e le arginature di diverse golene chiuse”. Una nuova fase di allarme è stata attivata dalla protezione civile per il Po a Piacenza da lunedì 17: viste le nuove precipitazioni si prevede il superamento del livello 2 nel pomeriggio-sera di domani e del livello 3 per lunedì mattina. L’innalzamento del livello, al momento, prevede l’allagamento delle sole aree golenali. Da lunedì mattina sarà quindi attiva la fase di allarme (a criticità elevata) nei comuni piacentini di Calendasco, Caorso, Castel San Giovanni, Castelvetro Piacentino, Monticelli d’Ongina, Piacenza, Rottofreno, Sarmato, Villanova sull’Arda e in quelli parmigiani di Polesine Parmense, Roccabianca, Sissa Trecasali e Zibello

Intanto massima attenzione in tutti i comuni di queste quattro province: a Luzzara si teme per l’argine maestro (11 metri), mentre attenzione è riservata anche agli affluenti appenninici piemontesi. “La navigazione commerciale, a seguito degli incrementi idrometrici e della conseguente riduzione dei tiranti d’aria sotto i ponti – conclude l’Aipo -, può subire delle limitazioni tali da interdirla in alcuni tratti della rete”. Non si registrano problemi, finora, sotto il profilo del maltempo: l’allerta meteo su tutto il territorio emiliano-romagnolo prosegue, e durerà fino alla mezzanotte di lunedì.

Si prevede che il colmo della piena transiti a Pontelagoscuro, nel Ferrarese, domenica 16 novembre, per poi propagarsi al delta. Sono state interessate le golene aperte e gli argini di diverse golene chiuse. In considerazione della prolungata permanenza dei livelli previsti anche per le golene ‘non a rischio sormonto’, protezione civile e titolari dei comprensori golenali sono impegnati in un’attento monitoraggio degli argini per prevenire o intervenire su eventuali fenomeni di filtrazione o sifonamento (come tra l’altro i cosiddetti ‘fontanazzi’). Per le precipitazioni (avvenute, in corso ma anche quelle previste) il personale Aipo e degli altri enti preposti al controllo sono attivati anche sugli affluenti appenninici piemontesi e sui corsi d’acqua lombardi. Il Po fa paura anche a Torino, dove il fiume si è gonfiato fino a lambire il marciapiede dei Murazzi, l’ottocentesco complesso architettonico che forma l’argine sinistro del fiume nel tratto che percorre il centro storico della città.

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