È in carcere ma continua a intascare lo stipendio dallo Stato. Parliamo di Marco Milanese, ex braccio destro di Giulio Tremonti agli arresti dal 4 luglio per corruzione nell’inchiesta sul Mose di Venezia. All’uomo voluto da Tremonti alla Scuola superiore dell’Economia e finanze lo Stato continua a erogare un assegno alimentare. Nel 2004, dopo un lungo lavoro all’ombra dell’ex ministro dell’economia, Milanese viene nominato docente presso la Ssef, ora confluita nella Scuola nazionale dell’amministrazione. Seppure in misura ridotta, l’ex deputato del Pdl continua a percepire il suo stipendio.

Lo prevede il decreto del 1957 sull’impiego pubblico: “All’impiegato sospeso è concesso un assegno alimentare in misura non superiore alla metà dello stipendio…”. Il rettore, nel decretare la sospensione obbligatoria a Milanese, applica il miglior trattamento economico possibile, cioè 97mila euro lordi annui. L’assegno alimentare è pari alla metà dello stipendio annuo che è di circa 194mila euro. I docenti delle Scuole superiori sono destinati a passare nei ruoli dell’università: se non sarà condannato in via definitiva per reati incompatibili con la docenza, Tremonti l’avrà sistemato per tutta la vita.

La storia del professore della scuola che forma dirigenti e funzionari pubblici è intrecciata a una serie di inchieste giudiziarie. L’uomo di fiducia dell’ex ministro è in carcere con l’accusa di aver ricevuto una tangente da 500mila euro dal presunto “re” del Mose Giovanni Mazzacurati. La mazzetta, secondo gli inquirenti, era il compenso per aver fatto sbloccare i fondi del Cipe necessari all’opera (400 milioni). Il provvedimento è stato emesso d’urgenza dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza che attribuisce a Milanese “una pericolosità sociale eccezionalmente elevata e un intenso pericolo di reiterazione” dei reati. Il fascicolo è stato trasmesso per competenza a Milano, la prima udienza sarà il 4 novembre.

Ma il curriculum giudiziario di Milanese non si ferma qui. A Napoli è imputato sempre per corruzione nell’ambito dell’inchiesta P4. In quel caso la Procura partenopea ne chiese l’arresto. Ma all’epoca dei fatti Milanese era deputato e la Camera negò l’autorizzazione. Anche la Procura di Roma si occupa dell’ex consulente di Tremonti: condannato in primo grado a 8 mesi, pena sospesa, nell’inchiesta sulla compravendita di uno yacht poi ceduto a un prezzo superiore del suo reale valore. È sempre la Procura della Capitale a indagare su Milanese e anche Tremonti, che ha patteggiato, per finanziamento illecito in relazione alla ristrutturazione gratuita dell’appartamento di via del Campo Marzio.

Da Il Fatto Quotodiano del 14 ottobre 2014

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