Omissione di atti d’ufficio. È il reato contestato dalla Procura di Brescia al procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Notizia che deflagra nel pieno dello scontro tra Bruti e il suo aggiunto Alfredo Robledo. È il Corriere della Sera che riporta la notizia dell’iscrizione del magistrato da parte degli inquirenti che per competenza indagano sui reati delle toghe milanesi. L’iscrizione non riguarda, naturalmente, il confronto durissimo tra i due magistrati, il cui ultimo capitolo è stato il ritiro delle deleghe sull’anticorruzione a Robledo, ma uno dei fascicoli la cui assegnazione anomala ha fatto generato questa battaglia tra toghe. 

È il caso dell’ipotesi di turbativa d’asta relativo alla vendita delle quote di Sea da parte del comune di Milano al fondo F2i di Vito Gamberale. Da inizio dicembre 2011 a metà marzo 2012  il fascicolo – che fu trasmesso dalla Procura di Firenze per competenza – fu tenuto chiuso in cassaforte. “Una deplorevole dimenticanza … ritardo esclusivamente a me imputabile” disse Bruti LiberatiIl 25 ottobre 2011 i pm Luca Turco e Giuseppina Mion avevano trasmesso a Milano una intercettazione nella quale il 14 luglio 2011 Gamberale e il suo manager Maia discutevano di accordi per il bando di Palazzo Marino. Secondo Robledo quelle telefonate avrebbero dovuto essere trasmesse per competenza al suo dipartimento, mentre il procuratore capo il 27 ottobre 2011 lo iscrisse tra gli atti non costituenti notizie di reato – modello 45 senza ipotesi di reato e naturalmente senza indagati – e lo assegnò al capo del pool reati finanziari Francesco Greco. Questi il 2 novembre lo coassegnò al pm Eugenio Fusco, che il 6 dicembre segnalò a Bruti l’opportunità di riassegnarlo al pool di Robledo per competenza sulle turbative d’asta. 

Mancavano solo dieci giorni all’asta, che il 16 dicembre andò deserta perché l’offerta di un fondo indiano arrivò in ritardo, col risultato che il fondo di Gamberale si aggiudicò le azioni Sea offrendo 1 euro più della base d’asta di 385 milioni. Ma il fascicolo, annunciato da Bruti in arrivo a Robledo il 9 dicembre 2011, a Robledo arrivò solo il 16 marzo 2012. Nel mezzo un’inchiesta giornalistica in cui si parlava di intercettazioni della Guardia di Finanza di Firenze che erano state trasmesse a Milano e di cui si era persa traccia. Solo così il fascicolo riemerse dal dimenticatoio.  

Quando lo scontro tra Robledo e Bruti – dopo la segnalazione del primo delle anomalie nelle assegnazioni dei fascicoli tra cui il caso Ruby e San Raffaele – arrivò al Csm l’aggiunto (ora assegnato all’ufficio esecuzioni)  raccontò ai consiglieri che, quando chiese spiegazioni di quanto avvenuto il procuratore gli confessò di aver dimenticato quel fascicolo. Dimenticanza poi confermata con una lettera scritta il 23 marzo 2012 dallo stesso Bruti e indirizzata al suo aggiunto. Quando il Csm archiviò la pratica dello scontro annunciando l’azione disciplinare per i due magistrati: tra i rilievi per il procuratore c’era proprio l’affaire Sea. L’ultimo atto dello scontro – con l’estromissione dell’aggiunto da dipartimento per i reati contro la pubblica amministrazione –  è al vaglio del Consiglio superiore della magistratura. È stata disposta la formale apertura della pratica che sarà analizzata dalla Settimana Commissione.

Intanto l’inchiesta partita con ritardo è arrivata già a un primo punto fermo il 24 giugno scorso è stato chiesto il rinvio a giudizio per Gamberale, per Maia, partner in F2i e per Behari Vinod Sahai, rappresentante della società indiana che aveva presentato un’offerta per l’acquisto delle quote che non fu ammessa perché venne presentata in ritardo.

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