I lettori anelano buone notizie; sono affamati di speranza. Ma dal 2010 in poi noi ‘keynesiani’ (io lo sono diventato nel Settembre 2008, quando ho visto esplodere la madre di tutte le crisi di domanda) la speranza l’abbiamo bombardata, annunciando sempre sventure. I lettori hanno bisogno di credere che qualcuno con il potere – un’istituzione, un leader – ci stia guidando fuori dalle sabbie mobili. Ma noi, Cassandre, abbiamo sempre smontato i leader di turno e le loro presunte soluzioni. Oggetto dei nostri strali sono stati, nell’ordine, la Bce, la Commissione Europea, la Germania; la politica italiana, incapace – per mancanza di idee – di negoziare in Europa o di smarcarsi; alcuni esimi colleghi: Giavazzi, Alesina, Guiso, Manzocchi, Bisin, Perotti, ecc. Gufi? Vedevamo lontano, anche di notte!

Noi non stavamo ‘gufando’: indicavamo la strada giusta. Lo abbiamo fatto ad es. in occasione della crisi finanziaria del 2011-12. Le Omt le abbiamo inventate noi nel Luglio 2011. Lo studio è stato inviato a chi di dovere fra Agosto e Novembre del 2011; ne abbiamo pubblicato una breve sintesi nell’Aprile 2012; finché sono state adottate nel Settembre 2012. Poi ci siamo battuti per l’economia reale, inascoltati. Ma oggi sono felice: potrei scrivere un post simile a quello che scrissi subito dopo l’adozione delle Omt, per commentare una svolta positiva e potenzialmente decisiva delle politiche economiche europee. (Notizie buone solla politica economica ce ne sono diverse. Commenterò nei prossimi post. Una è la nomina di Guido Tabellini a consigliere di Renzi).

Ed arrivo al punto. Nel più profondo della notte dell’euro alcuni colleghi ‘liberisti’ – fino a pochi mesi sostenevano che la crisi nasce ed è causata da problemi strutturali di offerta, e quindi va affrontata con le politiche dell’offerta – hanno saltato il fosso e sono venuti dalla nostra parte. (P.es. Giavazzi; Guiso; Masciandaro; Zingales). Dopodiché il 25 agosto a Jackson Hole il Papa Mario Draghi ha sorpreso tutti con un discorso coraggioso, di grande apertura, non privo di ammissioni devastanti. Con enorme ritardo, è vero, però ha riconosciuto che:

1) La crisi finanziaria del 2011 è stata causata dalla Bce!

“Since 2010 the euro area has suffered from fiscal policy being less available and effective, especially compared with other large advanced economies. This is not so much a consequence of high initial debt ratios – public debt is in aggregate not higher in the euro area than in the US or Japan. It reflects the fact that the central bank in those countries could act and has acted as a backstop for government funding. This is an important reason why markets spared their fiscal authorities the loss of confidence that constrained many euro area governments’ market access. This has in turn allowed fiscal consolidation in the US and Japan to be more backloaded…

Oltre a indurre una eccessiva austerità,

“Sovereign pressures also interrupted the homogenous transmission of monetary policy across the euro area… Monetary and fiscal policy effectively tightened in tandem.”

2) La priorità oggi è l’occupazione (non la produttività):

Unemployment isa tragedy with lasting effects… strongly concentrated among low skilled workers”.

3) La crisi economica è causata da una depressione della domanda:

The most recent Gdp data confirm that the recovery in the euro area remains uniformly weak, with subdued wage growth even in non-stressed countries suggesting lacklustre demand.

4) Questa depressione non si cura con (l’effetto fiducia del) le politiche d’offerta, ma sostenendo la domanda; oggi l’offerta dipende dalla domanda, non viceversa:

Demand side policies are not only justified by the significant cyclical component in unemployment. They are also relevant because … they help insure against the risk that a weak economy is contributing to hysteresis effects. The risks of “doing too little” – i.e. that cyclical unemployment becomes structural – outweigh those of “doing too much” – that is, excessive upward wage and price pressures”.

5) È dunque opportuno allentare sia la politica di bilancio che la politica monetaria:

“It would be helpful for the overall stance of policy if fiscal policy could play a greater role alongside monetary policy, and I believe there is scope for this”

6) In particolare sulla politica di bilancio ha suggerito:

  • Ai paesi in crisi, flessibilità sui saldi di bilancio;
  • Alla Germania (senza nominarla) di fare deficit spending;
  • All’Eurozona di dotarsi di un meccanismo di coordinamento delle politiche di bilancio:

It may be useful to have a discussion on the overall fiscal stance of the euro area. Unlike in other major advanced economies, our fiscal stance is not based on a single budget voted for by a single parliament, but on the aggregation of eighteen national budgets and the EU budget. Stronger coordination among the different national fiscal stances should in principle allow us to achieve a more growth-friendly overall fiscal stance for the euro area”.

  • Alla Commissione Europea di varare:

“a large public investment programme”.

Draghi – lo so! – ha detto anche altre cose. Che ad una attenta analisi rivelano…(di prossima pubblicazione, credo su Il Mulino). Ma quel che conta è che il 4 settembre Draghi è passato dalle parole ai fatti. Avremo tempo per commentare i nuovi sviluppi della politica monetaria: ma era importante prima capire bene la svolta ideologica (analitica) sottostante.

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