Manifesti contro negozi di commercianti ebrei di Roma per invitare al boicottaggio dei “prodotti di Israele“. Sono comparsi all’alba su alcuni muri della capitale e firmati “Vita est militia“.  Erano stati affissi soprattutto in viale Libia e riportavano un elenco di circa 50 attività gestite da commercianti ebrei a Roma, con l’invito a non comperare i prodotti venduti in quei negozi. “Boicotta Israele, contribuisci a fermare il massacro del popolo palestinese. Bisogna boicottare ogni tipo di prodotto e commerciante ebraico”, era scritto sui manifesti, in diretto riferimento alle operazioni militari condotte a partire dall’8 luglio dallo Stato israeliano nella Striscia di Gaza. I manifesti, apparsi anche in Corso Trieste, piazza Bologna, via Orsola, sono stati subito rimossi. 

 

 “Il linguaggio utilizzato riporta alla mente le liste di proscrizione antiebraiche del nazifascismo. E la Capitale d’Italia, medaglia d’oro alla Resistenza, si schiera a fianco dei commercianti presi di mira”, ha detto il sindaco della capitale Ignazio Marino che giudica, indignato, questi gesti “compiuti da teste vuote”, gesti che rappresentano “un inaccettabile schiaffo alla dignità e ai valori di tutte le romane e i romani”. Poi, si augura che i responsabili di “questi gravissimi atti vengano “arrestati e severamente condannati”.

Per il governatore del Lazio Nicola Zingaretti si tratta di “un’iniziativa scellerata dal sapore antisemita che rammenta le pagine più cupe della nostra storia e va assolutamente condannata senza alcun dubbio”. Per il parlamentare del Pd Emanuele Fiano i manifesti destano “grande preoccupazione”, perché “un irriducibile sentimento antisemita in tutta Europa cova sempre sotto la cenere pronto a riesplodere”. “L’Ama – ha poi spiegato il sindaco – è stata a lungo impegnata nelle rimozioni (di scritte e manifesti, ndr) perché gli appartenenti a ‘Vita est militia’, ne affiggono in continuazione”.

Delle indagini si occupa la Digos che sta anche esaminando i filmati delle telecamere sulle strada. Gli accertamenti puntano ad ambienti di estremi destra all’apparenza non collegati all’inchiesta aperta dalla Procura di Roma che proprio venerdì ha consentito di iscrivere tre esponenti dell’estrema destra romana, tra i 20 e i 53 anni, nel registro degli indagati per odio razziale. Un’inchiesta, quest’ultima, avviata in seguito alle svastiche apparse a fine luglio contro le serrande dei numerosi negozi gestiti da ebrei insieme ad una settantina di scritte antisemite, come “Anna Frank cantastorie”, “Ogni palestinese è come un camerata. Stesso nemico stessa barricata”.

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