Oltre 100 italiani, sotto protezione, hanno lasciato la Libia. Avevano manifestato l’intenzione di allontanarsi dal Paese, dopo l’aggravarsi degli scontri tra miliziani ed esercito, soprattutto nei pressi dell’aeroporto della capitale. Lo rende noto un comunicato del Ministero degli Esteri. Anche nella giornata di oggi, almeno 38 persone sono morte a Bengasi, mentre altri 23 lavoratori egiziani sono stati uccisi da un missile a Tripoli, dove sono in corso combattimenti per il controllo dell’aeroporto della capitale libica. I razzi sparati nel combattimento hanno colpito anche abitazioni, causando vittime e ferendo decine di persone. Jet dell’esercito regolare hanno quindi risposto bombardando il campo della milizia. Di fronte al peggiorare della situazione della sicurezza, gli Stati Uniti hanno chiuso ieri la loro ambasciata a Tripoli ed evacuato tutto il personale in Tunisia. Sale quindi a 97 morti e 400 feriti il bilancio degli scontri tra miliziani e esercito nella sola città di Tripoli, da quanto il 13 luglio è cominciata la battaglia per il controllo dell’aeroporto della capitale. Lo ha reso noto il ministero della Salute. L’ultimo bilancio fornito una settimana fa parlava di 47 morti e 120 feriti

Ancora scontri all’aeroporto della capitale, 20 aerei danneggiati
Continua anche il lancio di razzi sull’aeroporto di Tripoli. La prova di forza tra le milizie che si contendono lo scalo è iniziata il 13 luglio. Gli scontri con l’uso di armi pesanti avviene fra miliziani di Zintan (gli originari anti-Gheddafi dell’omonima città nord-occidentale, che controllano l’aeroporto dal 2011) e formazioni di rivoluzionari di Misurata (gli ex-ribelli della città sul golfo della Sirte, un tempo loro alleati), i quali hanno stipulato alleanze con altri miliziani islamici. Gli scontri hanno causato molte vittime e danneggiato lo scalo e altre “installazioni vitali”, ricorda l’agenzia egiziana stimando in 20 il numero di aerei danneggiati finora. 

Tripoli, tentata rapina a convoglio dell’ambasciata inglese
Sempre in mattinata, un convoglio dell’ambasciata britannica a Tripoli è stato attaccato in un tentativo di rapina a mano armata di uno dei veicoli. Lo ha annunciato un portavoce della sede diplomatica, precisando che non ci sono vittime. “Stamattina presto, un convoglio dell’ambasciata è stata oggetto di un tentativo di furto d’auto. Sono stati sparati colpi contro i nostri veicoli. Tutto il personale dell’ambasciata è sano e salvo e nessuno è rimasto ferito”, ha dichiarato Bob Phillipson. 

Usa, Gran Bretagna e Germania: “Non andate in Libia”
Dopo i violenti scontri in cui sono state registrate decine di vittime, il Foreign Office ha invitato i cittadini britannici a lasciare la Libia “a causa dell’intensificarsi nei combattimenti a Tripoli”. Il ministero degli Esteri spiega che l’ambasciata a Tripoli resterà aperta ma con personale ridotto. Un invito che è stato fatto anche dalla Germania ai suoi cittadini, mentre è di sabato la richiesta del Dipartimento di Stato americano che ha chiesto agli americani di lasciare lo Stato africano.

Scontri tra le forze generale Haftar e terroristi Ansar
Continuano scontri a Bengasi tra le forze del generale Khalifa Haftar, il leader dell’”Operazione dignità”, e i “battaglioni” di Ansar Al Sharia: lo riferiscono fonti della sicurezza citate dall’agenzia egiziana Mena. Inoltre l’aviazione controllata da Haftar ha lanciato un attacco contro “bastioni” di Ansar, aggiungono le fonti. Al Sharia, ritenuta dagli Usa un’organizzazione terroristica, è da maggio anche nel mirino delle forze leali a Haftar, generale in pensione che ha dichiarato di voler ripulire la seconda città libica da gruppi estremisti lanciando un’offensiva con la sua formazione nonostante le accuse che voglia prendere il potere a Bengasi.

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