Neanche il tempo di approvare l’immunità per i membri del nuovo Senato che cominciano già i pentimenti. Dopo il sì in commissione Affari costituzionali dell’emendamento sullo scudo per i parlamentari e le polemiche connesse, tante le spinte per farlo saltare. “Tutto è sempre possibile in Aula”, ha commenta il ministro Maria Elena Boschi, “con i relatori ragioniamo sempre su tutto. Nelle scorse ore c’è stata anche una lettera del presidente Renzi al Movimento 5 stelle su questo”. Infatti in un passaggio del testo con cui si accettava il confronto, lo stesso presidente del Consiglio ha mostrato aperture sulla questione, rivelando le sue perplessità sulla questione.

Intanto oggi è proseguito il voto sugli emendamenti al testo che probabilmente sarà in Aula la settimana prossima (9 o 10 luglio). Indennità, funzioni delle camere e bicameralismo, alcuni degli argomenti principali discussi. Rinviata la questione della retribuzione dei parlamentari che formeranno il nuovo Senato (inizialmente non prevista dalla bozza del governo e oggetto di un emendamento), i relatori Finocchiaro e Calderoli hanno elaborato un intervento che definisce le competenze legislative delle due Camere. Critico il Nuovo centrodestra: “Se Palazzo Madama avrà anche funzioni di bilancio, noi non votiamo”. In serata c’è stato un incontro con il ministro Boschi per cercare di trovare un punto d’incontro. La replica dell’esecutivo: “Le preoccupazioni di Ncd sono le nostre”. L’emendamento approvato in Commissione attribuisce al Senato una serie di competenze legislative, nonché un potere rafforzato sul Bilancio e le manovre di Finanza pubblica. Afferma che “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione Costituzionale e le altre leggi costituzionali, per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di referendum popolare, per le leggi che autorizzano la ratifica dei trattati relativi all’appartenenza dell’Italia all’Ue”. Il bicameralismo perfetto varrà anche per le leggi che riguardano i Comuni e le Città metropolitane e quelle sui sistemi elettorali delle Regioni. Tutte le altre leggi sono approvate dalla sola Camera, ma il Senato nei successivi 30 giorni può chiedere una modifica, che però possono anche essere respinte da Montecitorio. Per una serie di materie che riguardano il rapporto tra lo Stato e le Regioni, è previsto un meccanismo rafforzato. La Camera, infatti, “può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei suoi componenti”. Per quanto riguarda infine il Bilancio e il Rendiconto dello Stato, essi “sono esaminati dal Senato che può deliberare proposte di modifica entro 15 giorni dalla data della trasmissione”. Se il Senato approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti (che sono 100 compresi i 5 di nomina presidenziale) una proposta di modifica, la Camera può respingere la richiesta ma sempre a maggioranza assoluta.

Ma non è il solo ostacolo di oggi. M5S e Sel hanno chiesto lo stop dei lavori e i grillini hanno incontrato il presidente del Senato Pietro Grasso. Hanno contestato le modalità di gestione del voto: molte delle questioni sono state accantonate (i nodi più spinosi saranno affrontati giovedì 3 luglio), tra cui il punto centrale ovvero l’elezione o meno dei nuovi membri.Durante la discussione invece, non è passata la modifica presentata da Vannino Chiti, Mario Mauro e altri 35 senatori, che riattribuiva al futuro Senato molte competenze legislative, in modo da ripristinare quasi l’attuale bicameralismo. I 5 Stelle  e Sel hanno chiesto che fosse sospeso l’esame del dl sulle riforme costituzionali, fin tanto che non fosse sciolto il nodo sull’elettività del Senato. La commissione ha però votato e bocciato la richiesta. Giovanni Endrizzi, capogruppo M5S in Commissione, ha sollevato la questione con il presidente del Senato, Pietro Grasso. “Si sta creando un problema di tipo concettuale – ha spiegato – non è possibile decidere sulle competenze del Senato senza sapere chi saranno i nuovi senatori. Una competenza chiara è che il Senato si occuperà anche della revisione della Costituzione. E questo richiede l’elezione da parte dei cittadini con un sistema proporzionale, perché non sarà una camera politica ma di garanzia”. I senatori che l’hanno richiesto la sospensione continueranno comunque a partecipare ai lavori: “Ci manca solo che facciamo loro questo regalo”, ha detto la capogruppo Sel, Loredana De Petris, che riferisce di una “insofferenza totale” in commissione “durante gli interventi sugli emendamenti”.

Le questioni più controverse verranno affrontate giovedì 3 luglio, quando in contemporanea si terrà l’assemblea dei gruppi di Forza Italia sulle riforme alla presenza dell’ex cavaliere. Un incontro Berlusconi-Renzi “non è in agenda”, ha detto il capogruppo Paolo Romani, “mentre dalla riunione di domani dei gruppi parlamentari di FI arriverà una parola quasi definitiva”. Romani ha affermato che FI “attende le ultime risposte dal Governo, e poi il percorso delle riforme è segnato”. Sul fronte grillino invece l’attesa è per il probabile secondo incontro con Matteo Renzi. Dopo la richiesta delle scorse ore del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio di incontrarsi, il presidente del Consiglio ha risposto con una lettera dove non si esclude il dialogo anche sulla difficile questione dell’immunità (e che al premier piace sempre meno). La riunione dei senatori del Pd invece sul disegno di legge relativo alle riforme costituzionali è stata anticipata alle 20 di lunedì 7 luglio, anziché alle 8 del giorno seguente.

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