Altro che flessibilità. Il giorno dopo l’apertura arrivata da Angela Merkel sulla possibilità di applicare “cum grano salis” le regole del Patto di stabilità per favorire il rilancio delle economie europee, i “falchi” di Berlino tornano a farsi sentire. Arrivando quasi a correggere le affermazioni del portavoce della Cancelliera. Da una parte il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in un intervento sulla Süddeutsche Zeitung, sostiene addirittura che ”le regole di bilancio andrebbero rafforzate e dovrebbero contenere una maggior forza vincolante”. E invita gli Stati membri dell’Eurozona a tagliare i propri debiti con ancora maggiore determinazione. Dall’altra il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, parlando al Bundestag, ribadisce che “per recuperare la fiducia nell’Eurozona e rafforzare gli investimenti” quel che l’Europa deve fare è “rispettare il Patto”. Evitando di “ripetere l’errore di non rispettare le regole come è stato fatto in passato”. Chissà se il riferimento è agli scivoloni dei Paesi eurodeboli o allo sforamento di cui proprio la Germania, come ricordato da Matteo Renzi nel discorso di martedì alla Camera, si rese “colpevole” nel 2003.

Indebolire il Patto di Stabilità e nascondere il reale peso del debito, “come chiedono Italia o Francia“, rischia di essere un errore “fatale”, è la rigida posizione di Weidmann. Il rischio è quello di “scatenare movimenti nell’unione monetaria”. “La calma apparente sui mercati finanziari comporta il rischio di dimenticare le lezioni fornite dalla crisi dei bilanci pubblici”, avverte il banchiere centrale. Che ha anche fatto un chiaro riferimento alla “clausola sugli investimenti per le riforme” ricordata dalla Merkel: “Alcuni sostengono che dovrebbero essere lasciate fuori dal calcolo del deficit alcune categorie di spesa”, ma in questo modo verrebbe “nascosto ingegnosamente il debito aggiuntivo che verrà caricato sulle spalle delle generazioni future”. La critiche del banchiere centrale riguardano soprattutto la Francia, che oggi richiede un’interpretazione più flessibile delle regole: Parigi ha superato nove volte in 15 anni il tetto del 3% del Pil previsto nel Patto di stabilità e lo stesso avverrà anche quest’anno, quando il disavanzo dovrebbe attestarsi al 4%. “Non si può rafforzare una crescita economica sostenibile basandosi su una montagna di debito privato e pubblico”, è la conclusione del “falco” Weidmann.

Schaeuble, intervenuto al parlamento federale in occasione del dibattito sul bilancio 2014, non è invece entrato nei dettagli ma si è chiaramente opposto a qualsiasi ammorbidimento delle regole. E ha tenuto a ricordare che “i nostri partner europei traggono vantaggio dalla nostra situazione economica”. “Noi non siamo solo l’ancora della stabilità ma anche il motore della crescita” in Europa, ha rivendicato il ministro. ”Dobbiamo essere solidali” con gli altri Paesi, ma gli aiuti possono arrivare sempre “dietro condizionalità”. Quasi una risposta a distanza all’intervista rilasciata domenica da Mario Draghi, in cui il presidente della Bce affermava che “non è così chiaro che alcuni Paesi (durante la crisi finanziaria, ndr) abbiano pagato per altri”. E concludeva: “Con le valute nazionali staremmo tutti molto peggio, a nord come a sud”. 

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