Dice Felice Casson, senatore Pd di rito civatiano, tra i 14 dissidenti dalla linea renziana sulle riforme: “La Costituzione durerà certamente più di Matteo Renzi, ma la nostra resta una posizione politica, poi sulle conseguenze vedremo che succederà”. E sarà bello vedere “quello che succederà”, ma non tanto a Roma, al Senato, in commissione Affari Costituzionali. Bensì a Venezia. Con le dimissioni del sindaco Pd, Giorgio Orsoni, per i democratici si apre ora anche la partita della “tenuta” in Laguna, dove storicamente il Pd ha sempre fatto la parte del leone raggiungendo, nelle ultime Europee, il 42% dei consensi. Però, lo scandalo Mose senz’altro peserà sulle prossime comunali, anche se il Pd avrebbe in mente di tirare fuori una carta vincente: la candidatura a sindaco proprio di Felice Casson, un ex magistrato che ha avuto all’attivo anche inchieste contro la corruzione, come quella della tangentopoli in Veneto, ma è soprattutto ricordato per Gladio e l’incendio del Teatro La Fenice. Alle comunali del 2010, Casson è stato eletto consigliere comunale in quota Pd, scranno che ha conservato. E che ora potrebbe essergli molto utile come trampolino verso la poltrona di primo cittadino.

Le voci intorno alla possibile candidatura di Casson a nuovo sindaco di Venezia trovano riscontro nel Pd anche se nessuno, dentro il Nazareno, si azzarda a confermare in via definitiva, perché l’ultima parola spetterà comunque a Renzi, che non vede affatto di buon occhio Casson, ma forse questo sarebbe anche un modo per eliminare dal Senato – e dalla commissione Affari Costituzionali – una spina nel fianco: è del resto uno dei 14 “autosospesi”. “Casson è uno che – dicono nel gruppo Pd a Palazzo Madama – quando c’è da votare su questioni di giustizia, si dimostra sempre più vicino ai 5 stelle che a noi…”. Ecco, al di là dell’antipatia personale e della distanza politica, pragmaticamente Renzi sembra aver considerato anche un altro aspetto della candidatura Casson. E cioè la capacità dell’ex magistrato di distrarre voti dal bacino elettorale del M5s, molto forte a Mestre ma meno, molto meno a Venezia.

In Laguna, infatti, i grillini non hanno mai avuto grandissimo successo. Alle comunali del 2010 portarono a casa 1 solo consigliere con un risicato 3,27%, dato che si è poi però trasformato nel 25,33% delle politiche (ma contro il 33% del Pd) e nel 21% delle ultime Europee, ma a fronte, appunto, del 42% del Pd. Insomma, sostengono anche nel Movimento, dopo gli scandali il terreno sarebbe molto fertile per conquistare Venezia, ma “dovremmo avere un candidato davvero molto forte, in grado di sovrastare uno come Casson, e non è affatto facile”. C’è da dire che il Pd esce dall’inchiesta del Mose con le ossa rotte e per dirla con Emanuele Fiano, intervistato da Radio Città Futura, “sarà già complicato se il Pd riuscirà a mantenere la posizione a Venezia”, ma appunto uno come Casson potrebbe fare “il miracolo”.

Al Nazareno, insomma, la macchina politica per cercare di trovare una soluzione congrua al caos Venezia è dunque in moto, anche se la sostituzione di Orsoni non sarà certo una cosa immediata; si parla di un possibile commissariamento del Comune per arrivare al voto a scadenza naturale, ovvero nella primavera del prossimo anno, quando anche gli echi dello scandalo Mose si saranno affievoliti, ma la partita è tutta da giocare. “E per allora – dice un renziano di stretta osservanza – molte cose potrebbero essere accadute”. Anche che Casson, per dire, possa aver marcato talmente la distanza dal Pd renziano da essere considerato più un candidato scomodo che altro. C’è, però, chi sostiene che l’ex magistrato ci punterebbe a fare il sindaco. E farlo sotto le insegne del Pd per determinarne la riscossa in Laguna avrebbe tutto un altro sapore…

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