Domenica prossima si terrà il referendum sull’euro che in Grecia non si fece nel 2011. Il messaggio è firmato dal leader del Syriza Alexis Tsipras, “postato” domenica notte quando nei seggi elettorali greci si contavano ancora le schede per le amministrative. Perché se tra pochi giorni ai ballottaggi così come alle Europee, il partito al governo di Nea Dimokratia non dovesse vincere, ma anzi così come gli ultimi sondaggi indicano, dovesse essere staccato di 4 o 5 punti dal Syriza, si potrebbe aprire una crisi di governo.

Al momento il Syriza è in vantaggio nell’Attica, la regione in cui ci sono la metà dei cittadini del Paese: la spia del malessere sociale, del disagio economico e di una rassegnazione al memorandum che in parte ha trovato riparo nel voto a Tsipras e in parte ha trovato sfogo nei voti ad Alba dorata. Il partito neonazista, i cui vertici sono agli arresti dal settembre scorso, ha raccolto il 16,% al Comune di Atene, raddoppiando il dato delle politiche di due anni fa, mentre alla regione si è fermato all’11%. Significa semplicemente  che quel voto di protesta anti sistema che in Italia è stato incarnato da Beppe Grillo e dai suoi Cinque stelle, in Grecia per il 50% si è direzionato verso Tsipras, e per il restante 50% tra Alba dorata e tra i candidati indipendenti, la vera sorpresa elettorale.

Sarà crisi di governo ad Atene tra una settimana? Al momento ci sono solo alcuni indizi. Se i conservatori tengono il punto nella Grecia centrale e in Macedonia, dove soprattutto nelle province, il costo della vita e la struttura sociale familistica consentono una sorta di ammortizzatori sociali fai da te, nel resto del Paese è la Troika il vero obiettivo, quindi i due partiti che la sostengono. Dei socialisti del Pasok si sono perse le tracce, scivolati nell’esperimento Ulivo (Elià) che si è rivelato fallimentare: i greci non hanno perdonato a chi, governando per trent’anni, ha gettato le basi per l’attuale buco finanziario e soprattutto non hanno ingoiato le riforme a senso unico avviate dal premier Samaras, che ha tassato tutto perfino le auto a metano, aumentando in un solo colpo l’Imu (presente nelle bollette telefoniche), le spese per avviare una causa civile e penale, senza colpire gli evasori veri che affollano la Lista Lagarde, di cui nel Paese si sono perse le tracce.

In alcuni quartieri ateniesi non sono solo i barboni a rovistare nella spazzatura, ma i poveri 2.0, quelli che prima della crisi appartenevano alla classe media, che avevano un mutuo e uno stipendio dignitoso, mentre oggi con auto e appartamento pignorati sono costretti a frequentare le mense della Chiesa Ortodossa, o quelle di Alba dorata o a fare le poste fuori dalle taverne. In un’isoletta del Dodecaneso i cittadini hanno deciso di non votare per protesta: da due anni non dispongono della guardia medica fissa, e sono costretti a imbarcarsi su un traghetto in caso di bisogno. Certamente nessuno illude e si illude che senza regole ci possa essere un progresso diversificato e generalizzato,ma è un fatto oggettivo che accanto a una classe dirigente arraffazzonata e corrotta, la medicina della Troika stia uccidendo il paziente ellenico anziché aiutarlo a sopravvivere. Piaccia o meno a colore che, attovagliati a Cannes nel 2011, rimasero a bocca aperta al solo sentire la parola “referendum” pronunciata dall’allora premier greco, che poi per tre giorni fu irreperibile.

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