“Non importa chi sei! Se indossi una pelliccia, sei senza cuore e qui non entri”, ha dichiarato Meg Mathews al giornale London Evening Standard. Difficilmente una discoteca impone un codice di abbigliamento o vieta ai propri clienti l’accesso al locale, soprattutto se gli ospiti sono personaggi famosi o persone che ostentano il proprio status sociale anche attraverso il look, indossando capi o accessori di alta moda, simbolo di ricchezza – ahimè – nell’immaginario collettivo.

Assistiamo, grazie a Meg Mathews, ad una svolta di tendenza nel mondo dei locali notturni; il Mahiki, la discoteca più cool di Londra, frequentata da star internazionali, è il primo club a vietare l’ingresso ai clienti che indossano pellicce animali. Una barra sulla parola fur (pelliccia) è la nuova insegna al neon che accoglie i clienti all’ingresso del locale. Vietato l’ingresso a tutti coloro che indossano la pelliccia o capi con inserti di pelliccia; a tutti gli altri ospiti sarà dato un badge con la scritta “pelliccia vietata” al posto del solito braccialetto o timbro che viene fornito all’ingresso delle discoteche.

Lo staff del locale sarà formato in modo da individuare se la pelliccia o gli elementi di pelliccia inseriti negli accessori siano veri o di ecopelliccia (ancora consentita); sarà, dunque, inutile cercare di raggirare i buttafuori con false dichiarazioni o con frasi simili: “Non sa chi sono io!”. Questo locale ha scelto di vietare l’ingresso, indistintamente, a chi indossa capi di abbigliamento prodotti con la sofferenza e la morte di altri essere viventi. Ci sono tanti grandi designer, stilisti  e marchi che scelgono tessuti cruelty-free o una moda sempre più animal friendly.

Anche Inditex Group, composto da oltre 100 aziende operanti nel settore della moda, ha aderito al Fur Free Retailer Program, lo standard internazionale che delinea i requisiti delle aziende impegnate contro lo sfruttamento di animali. Niente più pelliccia o inserti (anche di coniglio) nei milioni di capi di abbigliamento e accessori commercializzati dalle aziende di proprietà del gruppo Inditex nel mondo: Zara, Bershka, Stradivarius, Oysho, Pull&Bear, Massimo Dutti e Uterque. Sono 6.249 i negozi distribuiti in 86 paesi (310 solo in Italia), che ogni anno registrano un fatturato di oltre 15 miliardi di euro. Inditex, insieme agli altri 300 marchi di abbigliamento che hanno già aderito allo standard impegnandosi a non utilizzare mai più pellicce animali, mandano un forte segnale al mondo della moda. 

Articolo Precedente

Le Alpi Apuane e l’estrazione selvaggia

next
Articolo Successivo

Armi chimiche siriane, “container difettosi”. Rinviato trasbordo a Gioia Tauro

next