Un cd con ventisette brani ognuno intitolato con le singole gesta omicida compiute dei fratelli Savi e in copertina la foto di una delle due vittime senegalesi che il 18 agosto 1991 perì sotto i colpi delle loro armi. Questi i dettagli commerciali più evidenti dell’album Uno Bianca prodotto da Bologna Violenta – ovvero lo one man band Nicola Manzan – che sarà disponibile per l’ascolto il 24 febbraio 2014 e che, ispirandosi alle efferatezze criminali della banda sanguinaria di poliziotti bolognesi (dal 1987 al ’94, 103 assalti armati, 102 feriti e 24 morti), ha già creato subbuglio nel mondo dei social network.

“Ho pensato di rievocare in musica una storia che a mio modo di vedere ha cambiato non solo la provincia di Bologna, ma un po’ tutto il Belpaese”, ha spiegato Manzan al sito web Backstreet of Buscadero, “Una storia sconvolgente che dovrebbe continuare a far riflettere, ma di cui non si parla quasi più. L’argomento è scottante, me ne rendo conto, infatti fin da subito ho contattato l’Associazione delle Vittime della Uno Bianca per parlare del mio progetto e del fatto che non ho la minima intenzione di far passare quelli della banda per dei personaggi da imitare. La mia è una denuncia spietata nei confronti di chi non ha il rispetto per la vita (aggravato, in questo caso, dal fatto che chi era coinvolto faceva parte di un’istituzione che dovrebbe garantire la pubblica sicurezza)”.

Una dichiarazione senza troppi fronzoli che però Rosanna Zecchi, presidente dell’Associazione vittime della Uno Bianca, oggi dalle colonne del Resto del Carlino ha accettato con riserva: “Venne da noi nell’agosto 2013 (…) e mi disse che si sentiva di fare questa cosa e che avrebbe onorato le vittime, sperando che fosse cosa gradita. In quel periodo stavamo preparando la commemorazione e gli dissi, in pratica, ‘faccia come crede’. Mi auguro che abbia fatto un buon lavoro vicende come queste non possono essere messe in ridicolo. E mi riservo di sentire il disco per capire cosa ha fatto”.

I brani del nuovo cd di “Bologna Violenta” saranno però interamente strumentali e per poter concettualmente comprenderne il significato più o meno palese ci si dovrà orientare nella miscela di suoni creati da Manzan, diplomato in violino al conservatorio, che andrebbe catalogata come grindcore, genere che nelle definizioni ufficiali sta tra l’hardcore punk e il death metal.

Inoltre Manzan, giunto al quarto album dopo l’omonimo “Bologna Violenta” (2006), “Il nuovissimo mondo” (2010) e “Utopie e piccole soddisfazioni” (2012), ha anche inventato il “bervismo” una sorta di concetto filosofico che lui stesso, sempre su Backstreet of Buscadero ha spiegato: “E’ una parola che mi sono inventato. Ho cominciato a scriverla sui social network ed ora sta cominciando a dilagare in maniera preoccupante… Di base vorrebbe essere la parola che identifica il trionfo della ragione sui sistemi politici del passato, sulle religioni e sulle superstizioni in generale”.

Tema molto caro a Marzan, quello delle religioni tanto che sempre nella stessa intervista precisa i motivi per i quali si è sbattezzato: “La chiesa e le religioni per secoli non hanno fatto altro che mettere gli uni contro gli altri, in nome di un Dio che qualcuno si è inventato. La gente crede in cose assurde e affronta la vita pensando cose tipo “se Gesù è morto per noi, allora io devo avere la mia croce e soffrire”… secondo me questa è follia pura. Non si sa neppure se Gesù sia mai esistito o meno, non riesco a sentirmi vicino a queste cose. Che poi la religione cattolica mi fa proprio ridere, piena di controsensi. Una religione monoteista in cui vengono venerati decine di santi (che poi santi nella vita non lo erano proprio). Sinceramente? Non voglio averci niente a che fare”.

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