“Non voglio polemizzare, ma sui bilanci del Bologna Calcio mi hanno raccontato un sacco di balle”. E’ lo sfogo di Massimo Zanetti, mister Segafredo, main sponsor dell’evento clou del 2014 bolognese, la mostra d’arte con il dipinto de La Ragazza con l’orecchino di perla. L’industriale di origine trevigiana, che con la sua s.p.a del caffè ha sede fin dagli anni ottanta a Rastignano a pochi chilometri dal centro di Bologna, torna in città dopo parecchi mesi, anche se, come dichiara in pubblico per spiegare il fascino del quadro di Veermer “Treviso è mia moglie, Bologna è la mia amante”.

Un’amante che il cavaliere, ex senatore di Forza Italia, vorrebbe avere tutta per sé e non solo possedendo quel 20% di capitale azionario del club di calcio – 4 milioni di euro – che detiene fin dal dicembre 2010 quando del Bologna Fc divenne presidente, salvandolo da un fallimento irreversibile, e accordandosi al cosiddetto piano Consorte di una proprietà parcellizzata con una ventina di soci, perlopiù industriali locali, poi subito pronti a scaricarlo dopo nemmeno 30 giorni di reame.

Salvare il Bologna? Se qualcuno dei soci me lo viene a chiedere, io sono qui”, apre le danze l’industriale trevigiano, “facciano loro il primo passo, come ha fatto l’organizzatore di questa mostra internazionale telefonandomi: ora ne sono diventato lo sponsor principale. Anche se l’impressione- continua- dopo recenti incontri tra i tanti piccoli soci che appoggiano il presidente Guaraldi (colui che oggi detiene il 51% della società ndr) sembra non abbiano bisogno di me”.

Certo è che il club rossoblù non naviga in ottime acque, anzi il quart’ultimo posto in classifica con 18 punti, a due sole lunghezze dalla retrocessione, l’allenatore appena cacciato e quello nuovo che ha inanellato tre sofferti pareggi su tre partite, ma soprattutto schiavo della liquidità non ancora ottenuta dalla vendita milionaria del proprio gioiellino, Alino Diamanti, ai cinesi del Guangzhou di Lippi, pare in affanno di denaro contante: “Per fortuna che Diamanti non l’hanno venduto”, tiene a sottolineare Zanetti, l’unico vero ‘paperone’ che potrebbe salvare il club, “ora però acquistare il Bologna non è un affare. Ci vogliono soldi, perché qui c’è un buco terrificante di 30-40 milioni di euro su cui, fin dall’epoca in cui Consorte mi contattò, non si è mai fatto chiarezza. La società che c’è oggi è stata brava ad arrivare fin qui, non ci avrei mai creduto, anche se ha venduto giocatori preziosi”.

“A dispetto dei santi io non entro in chiesa – continua – Guaraldi non m’ha ancora chiamato, Morandi nemmeno, ma glielo avevo detto due anni fa come sarebbero andate le cose”. Il cavaliere però ha voglia di raccontare come, nonostante tutto, ami Bologna e il Bologna Calcio, e quasi temporeggia un po’ come in quel vecchio detto che invita a sedersi sulla riva del fiume aspettando che passi il cadavere: “Il Bologna l’ho già salvato tre anni fa mettendoci 4 milioni di euro. Il capitale che ho investito, e che non ho ritirato, non si è svalutato. Rimango al mio posto. Chiunque sa dove trovarmi”.

L’ultima battuta di Zanetti è però sul centro tecnico del Bologna Calcio a Granarolo dell’Emilia, grande opera fortemente voluta dal presidente Guaraldi, con i lavori ancora al palo: “Idea valida, l’avrei fatta anch’io, anche se la domanda che mi pongo è sempre la stessa: con che soldi la fanno?”.

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