Quattrocento sacerdoti ridotti allo stato laicale da Benedetto XVI tra il 2011 e il 2012 perché accusati di pedofilia. Lo ha reso noto l’Associated Press in base a un documento nel quale il Vaticano ha pubblicato tutti i dati raccolti per difendersi davanti alla sede Onu di Ginevra che sta verificando l’applicazione della Convenzione sui Diritti del fanciullo. “L’accusa alla Santa Sede che avrebbe ostacolato l’attuazione della giustizia – ha affermato monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore vaticano presso l’Onu di Ginevra – mi sembra essere un po’ campata in aria: impedire il corso della giustizia, in qualsiasi Paese, a detrimento della sua legittima giurisdizione sarebbe un’interferenza indebita e ingiusta da parte di qualsiasi soggetto. La Santa Sede sostiene il diritto e il dovere di ogni Paese a perseguire ogni crimine contro i minori; quindi, non regge la critica per cui si cerca di interferire od ostacolare il corso della giustizia. Al contrario, si vuole, come Papa Francesco insiste, che ci sia trasparenza e che la giustizia abbia il suo corso”.

Non a caso il primo provvedimento suggerito a Bergoglio dal consiglio degli otto “saggi” cardinali che lo aiutano nel governo della Chiesa universale e nella riforma della Curia romana, è stato quello di istituire una commissione per la protezione dei minori. Incontrando i 120 superiori generali degli ordini religiosi, quasi due mesi fa, Papa Francesco aveva sottolineato il grande lavoro compiuto da Benedetto XVI per contrastare la pedofilia ecclesiale: “Ci deve servire da esempio per avere il coraggio di assumere la formazione personale come sfida seria avendo in mente sempre il popolo di Dio”. Negli otto anni di pontificato di Ratzinger, infatti, lo scandalo della pedofilia dei sacerdoti è scoppiato in modo impressionante.

Significativo fu il comportamento di Benedetto XVI con il fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel Degollado, autore di numerosi abusi sui suoi seminaristi. Nel libro intervista “Luce del mondo” scritto con il giornalista Peter Seewald Ratzinger afferma: “Purtroppo abbiamo affrontato la questione solo con molta lentezza e con grande ritardo. In qualche modo era molto ben coperta e solo dal 2000 abbiamo iniziato ad avere dei punti di riferimento concreti. Era necessario avere prove certe per essere sicuri che le accuse avessero un fondamento. Per me, Marcial Maciel rimane una figura misteriosa. Da un lato c’è un tipo di vita che, come ormai sappiamo, è al di là di ciò che è morale: un’esistenza avventurosa, sprecata, stramba. Dall’altro vediamo la dinamicità e la forza con cui ha costruito la comunità dei Legionari”. Rispondendo alle domande dei giornalisti sul volo verso gli Stati Uniti d’America, nell’aprile 2008, Benedetto XVI disse: “Se leggo i resoconti di questi avvenimenti mi riesce difficile comprendere come sia stato possibile che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare sollievo, di portare l’amore di Dio a questi bambini”. E incontrando i vescovi americani Ratzinger non esitò a evidenziare che lo scandalo dei preti pedofili era stato “talvolta gestito in pessimo modo”. E aggiunse: “Ora che la dimensione e la gravità del problema sono compresi più chiaramente, avete potuto adottare misure di rimedio e disciplinari più adeguate e promuovere un ambiente sicuro che offra maggiore protezione ai giovani”.

Nell’omelia della Messa celebrata a Washington Ratzinger affermò con forza: “Prendo atto del dolore che la Chiesa in America ha provato come conseguenza dell’abuso sessuale dei minorenni. Nessuna mia parola potrebbe descrivere il dolore e il danno recati da tale abuso”. Durante il viaggio negli Stati Uniti, il Papa incontrò privatamente nella Nunziatura di Washington cinque persone vittime delle molestie sessuali da parte di sacerdoti americani. In quell’occasione, l’arcivescovo di Boston, diocesi dove scoppiò lo scandalo nel 2002 e che vide il trasferimento a Roma dell’allora arcivescovo, il cardinale Bernard Francis Law, consegnò simbolicamente a Benedetto XVI un libretto con i nomi di un migliaio di vittime. Parole e gesti analoghi furono ripetuti da Ratzinger durante numerosi viaggi internazionali.

Twitter: @FrancescoGrana

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