La Corte dei Conti torna a far suonare l’allarme sui conti della cassa pubblica di previdenza. Secondo i magistrati contabili, infatti, per i più grandi fondi amministrati dall’Inps che hanno causato il primo disavanzo finanziario dell’ente e l’aumento del deficit, “appaiono indilazionabili misure di risanamento – che si riconnettono anche al ciclo recessivo oltre che alla incorporata gestione pubblica (l’Inpdap, ndr)”.

La magistratura contabile, poi, sottolinea la necessità di un intervento finalizzato a ridisciplinare l’intero ordinamento e comunque a riequilibrare la governance dell’Inps – soprattutto nei profili della rappresentanza legale, di indirizzo politico amministrativo e di gestione – oltre che a ridisegnare assetto e attribuzioni dell’organo di controllo interno e della vigilanza ministeriale.

La Corte dei Conti, nella sua relazione al bilancio 2012 dell’ente, ha quindi ricordato l’incorporazione nell’Inps di Inpdap e Enpals e l’aumento degli impegni istituzionali in costanza di un quadro normativo che ha imposto tagli lineari delle dotazioni organiche e di oneri retributivi e previdenziali per il personale, ha ridotto le spese complessive dei tre enti, ma ha anche prospettato l’avvio di procedure di uscita con possibili incidenze negative sulla funzionalità complessiva dell’Istituto. La Corte, poi, richiama una responsabile riflessione sulla perdurante criticità dell’invalidità civile, che ha ampiamente confermato l’improrogabilità di un intervento legislativo volto a completare il trasferimento delle competenze dell’intero procedimento in capo all’Inps.

Nel contesto del marcato aumento delle prestazioni, sottolineano ancora i magistrati, la ripresa del flusso contributivo – alimentata dalla gestione privata e in particolare dal lavoro autonomo e ancor più dai “parasubordinati” – non riesce a ripianare lo squilibrio tra le ambedue essenziali componenti di quasi tutte le gestioni, non sufficientemente bilanciato da apporti statali quantitativamente e qualitativamente adeguati, con conseguente dilatazione dei saldi negativi e dell’indebitamento, aggravati dal fondo di nuova acquisizione dei dipendenti pubblici, in progressivo e crescente dissesto”.

Non solo. E’ necessario monitorare costantemente gli effetti delle riforme del lavoro e della previdenza sulla spesa pensionistica ma anche avere una “crescente attenzione al profilo dell’adeguatezza delle prestazioni collegate al metodo contributivo e degli eccessivi divari nei trattamenti connessi a quello retributivo, unitamente all’urgenza di rilanciare la previdenza complementare”.

La Corte, infine, sottolinea come nel 2012 sono state attivate oltre 408.000 nuove pensioni di invalidità con un aumento del 37% rispetto alle 297mila del 2011. Le le prestazioni in essere a fine 2012 erano 2.781.621 con una lievissima riduzione rispetto alle 2.783.359 dell’anno precedente. L’importo medio mensile di questi assegni di invalidità ammonta a 427 euro. I tempi medi di liquidazione delle prestazioni sono ancora lunghi e in ulteriore dilatazione rispetto al 2011: in media per ottenere l’indennità ci vogliono 290 giorni ma per la sordità i tempi volano a 399 giorni (338 per la cecità). “E lontano l’obiettivo – scrive la Corte dei 120 giorni dalla data della domanda”.

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