Enrico Letta annuncia il piano di privatizzazioni per battere cassa. “Complessivamente questa operazione di cessione di quote societarie dovrebbe far entrare tra i 10 e i 12 miliardi di euro nelle casse dello Stato”, ha dichiarato il premier, “di cui la metà andrà a ridurre il debito nel 2014 e il resto a ricapitalizzazione della Cassa depositi e prestiti”.

Le prime dismissioni riguardano una partecipazione di controllo di Sace e Grandi Stazioni (partecipata al 59,99% dalle Ferrovie dello Stato Italiane), poi quote non di maggioranza di Enav, Stm, Fincantieri e Cdp Reti. Letta ha anche annunciato il via libera all’operazione di cessione di un pacchetto del 3% di Eni, che ”ci consente di mobilizzare 2 miliardi senza scendere sotto il 30%” e senza dunque perdere il controllo della società. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha poi aggiunto alcuni dettagli, facendo sapere che sul mercato andranno una quota del 60% di Sace e Grandi Stazioni. Per Enav e Fincantieri si tratta del 40%, mentre “nel complesso delle privatizzazioni che riguarderanno le reti in mano alla Cdp saremo nell’ordine del 50%”.

Il premier ha avvertito infine che il programma di privatizzazioni è “finalizzato a dare una prima risposta al tema di avere nel 2014 non solo il deficit sotto controllo ma che il debilito pubblico inizi un percorso di discesa dopo cinque anni di salita”. E ha ricordato che “ci sarà anche un secondo pacchetto di privatizzazioni che, più in avanti, sarà da “negoziare”. Il secondo turno, secondo le indiscrezioni della stampa, potrebbe riguardare le Poste e le Ferrovie. La strada più probabile da percorrere, in questo caso, sarebbe la quotazione in Borsa delle società o soltanto di una parte, che nel caso di Fs sarebbe il Frecciarossa, ovvero l’alta velocità.

Duri i primi commenti alle parole di Letta. “Proprio io, che sono un liberale, un privatizzatore, un fautore della riduzione della presenza pubblica in ogni ambito, dico però che gli annunci odierni del governo assomigliano a una operazione da disperati, simile a chi vende un pezzo d’argenteria di casa per pagare gli usurai”, commenta senza mezzi termini il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone.

“Relativamente alle ipotesi sulle privatizzazioni invitiamo il Governo a prestare la massima attenzione, non vorremmo infatti che si facesse l’ennesimo regalo alle banche”, hanno affermato invece in una nota congiunta i presidenti di Federconsumatori, Rosario Trefiletti e dell’Adusbef, Elio Lannutti. “Siamo nettamente contrari -sottolineano Trefiletti e Lannutti- alla svendita dei gioielli dello Stato, soprattutto in una fase delicata e complessa come quella attuale, in cui gli indici di borsa non sono certo dei più favorevoli”.

Ma è proprio con le privatizzazioni che nei giorni scorsi, rispondendo alla bocciatura della Legge di stabilità da parte di Bruxelles, il governo italiano si era impegnato a mettere a posto i conti. “Diversi miliardi sono attesi dalla revisione della spesa pubblica e dal programma di dismissioni”, aveva dichiarato nei giorni scorsi il ministro Saccomanni, promettendo “un colpo d’ali” sul tema.

E, mentre l’esecutivo batte cassa con le privatizzazioni, il commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, promette tagli su tutti i fronti. “La spending review non riguarderà solo le pensioni d’oro, ma a che quelle d’argento”, spiega in un’intervista al Corriere della Sera, sottolineando che “l’Italia ha fatto un’ottima riforma (la riforma Fornero, ndr) che assicura la riduzione dei flussi di spesa per i prossimi vent’anni”. E anche gli organi costituzionali “avranno la volontà di fare la loro revisione di spesa”, aggiunge, “se lo fa tutta la pubblica amministrazione non vedo perché non debbono farla”.

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