Air France ha annunciato di avere svalutato la propria quota del 25% di Alitalia con una minusvalenza pari a 202 milioni di euro. In questo modo, il colosso franco-olandese ha dichiarato che il valore della compagnia di bandiera è pari a zero. Questa decisione non deve sorprendere ed è un altro elemento di quella battaglia che si sta svolgendo sottotraccia tra il Governo Italiano con i patrioti italiani al fianco e il vettore franco-olandese. In questo modo, Air France sta dicendo al mercato – e alla Commissione europea – che Alitalia non vale più nulla. Quella che potrebbe sembrare una mossa di importanza secondaria, in realtà, è un elemento chiave.

Poste Italiane è intervenuta grazie alla decisione del Governo, che non ha avuto il coraggio di lasciare andare verso l’amministrazione controllata la compagnia italiana. L’amministrazione controllata di un vettore che trasporta il 21% dei passeggeri non significa lasciare a terra il trasporto aereo italiano. È bene ricordare che con il piano Fenice Alitalia lasciò a terra 11 milioni di passeggeri e nonostante questo e grazie allo sviluppo delle low cost e dei vettori alternativi il mercato è cresciuto di oltre 8 milioni di passeggeri. L’intervento di Poste, pagato con i soldi dei contribuenti, dovrebbe essere di 75 milioni di euro, ma a questo punto vi è il serio rischio che tutta l’operazione vada a monte.

Come è infatti possibile valutare una parte dell’azienda per 75 milioni di euro, dando un valore di Alitalia ben superiore ai 400 milioni di euro? Air France ha detto che Alitalia vale zero e tale valutazione è molto logica, dato che l’azienda ha perso 1,2 miliardi di euro dalla rinascita in poi, pari a circa il valore investito dai capitani coraggiosi con l’aggiunta dei soci francesi. Quindi se il nuovo azionista pubblico dà un valore molto più elevato di quello di Air France, l’intervento di Poste Italiane diventa un chiaro aiuto di Stato. Oltretutto British Airways si è già mossa in sede europea al fine di evitare ulteriori aiuti di Stato, dopo il prestito ponte di 400 milioni di euro del 2008 rilasciato a favore della compagnia di bandiera.

Alitalia è stata condannata infatti già cinque anni orsono per aiuti di Stato e anche questa volta il rischio di una condanna è ormai quasi certo. AirFrance ha adottato tale logica al fine di potersi comprare Alitalia a prezzo di saldo. Il coltello dalla parte del manico è in mano ai francesi. Ma perché si ha così paura dei francesi, quegli stessi che cinque anni fa volevano investire 6,5 miliardi di euro in cinque anni? Le paure di vedere Fiumicino come hub regionale da parte dei francesi sono oltretutto infondate. Bisogna capire che Fiumicino è già un hub regionale, dato che vede un decimo dei voli intercontinentali rispetto a Parigi Charles De Gaulle o Londra Heathrow.

Le affermazioni del Ministro Maurizio Lupi circa l’arrivo di nuovi partner stranieri sembrano alquanto improbabili, poiché è difficile che nuove imprese private arrivino per comprarsi una compagnia che nei prossimi anni perderà più di mezzo miliardo di euro. Oltretutto un’uscita dall’alleanza Skyteam costerebbe ad Alitalia circa 200 milioni di euro e significherebbe rivedere tutti gli accordi di code-sharing esistenti. L’arrivo di nuovi partner sembra essere più una speranza che una realtà in questa dura battaglia che sta opponendo il Governo Italiano ai francesi. L’intervento governativo, che sembrava più intenzionato a salvare gli imprenditori che la compagnia, a questo punto sembra diventare inutile.

Non è un caso che gli azionisti minoritari speravano che Poste potesse salvare l’investimento di cinque anni fa con un sovrapprezzo del valore di Alitalia, mettendosi di traverso alla crescita dei francesi. Air France ha di fatto bloccato questa soluzione, anche se non è affatto improbabile che il Governo vada verso una multa europea per aiuti di Stato. Quindi oltre il danno di buttare i soldi tramite Poste Italiane, la beffa di pagare una multa europea.

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