MilanUdinese del prossimo 19 ottobre, valida per la ottava giornata di Serie A, si disputerà allo stadio San Siro a porte chiuse. Il Giudice sportivo ha punito la società rossonera “per avere alcune centinaia di suoi sostenitori, alcuni minuti prima dell’inizio della gara, al 6′ ed al 43′ del secondo tempo, intonato un insultante coro espressivo di discriminazione territoriale nei confronti dei sostenitori di altra società”. Al Milan è stata inflitta anche un’ammenda di 50mila euro. La società fa sapere che presenterà ricorso contro la decisione: “Il provvedimento, che è privo di giustificazione, sarà oggetto di ricorso”, si legge sul sito del club.

Ma sulla squadra, allenata da Massimiliano Allegri, è caduta anche un’altra tegola. Philippe Mexes è stato squalificato per 4 giornate dopo la gara che i rossoneri hanno perso 3-2 sul campo della Juventus. Il difensore, espulso per doppia ammonizione, al 49′ si è reso protagonista di un episodio sfuggito all’arbitro ma segnalato dalla Procura federale. Il francese ha colpito il difensore bianconero Giorgio Chiellini con un pugno al collo. L’espulsione decretata dall’arbitro Rocchi per doppia ammonizione determina una giornata di squalifica. Il pugno a Chiellini, invece, è sanzionato con altri 3 turni.

Secondo l’amministratore delegato della società rossonera la norma che punisce le società per cori di discriminazione territoriale “va abolita”.  “La discriminazione territoriale esiste solo in Italia, perché in Europa si parla solo di discriminazione razziale. I cori in questione poi – dice Adriano Galliani – non sono stati sentiti da nessuno a parte i funzionari della Lega, mentre invece si sono sentiti numerosi cori contro Balotelli”. “Penso che sia una norma che vada abolita perché non esiste in altro luogo al mondo una cosa del genere che espone le società a gravi rischi. Perché alla prossima infrazione c’è la partita persa a tavolino ed eventualmente anche una penalità in classifica. Questo vuol dire che bastano una cinquantina di individui per uccidere una società e arrecare danni indicibili”, prosegue. “L’ho fatto presente al presidente Abete che ha detto che ci rifletterà e mi farà sapere in futuro. Il razzismo va combattuto, ma questa norma non aiuta certo a farlo”.

Le società, per una volta, sembrano concordi: vanno riesaminate le norme e in particolare le sanzioni previste dal Codice di giustizia. Il giro di vite è scattato a giugno con l’approvazione della nuova normativa: ora, a circa quattro mesi di distanza, dalle società arriva una richiesta di cambiamento. “C’è la necessità di stilare un nuovo documento, i club sono tutti concordi sul fatto che il sistema sanzionatorio dev’essere rivisto”, dice il presidente della Lega, Maurizio Beretta. Il segnale è stato già inviato alla Figc. “Abbiamo già allertato il presidente federale Abete su questa tematica molto importante. Il punto fermo del sistema calcio è la lotta contro ogni forma di discriminazione razziale e territoriale, ma il destino del calcio e delle società non può essere nelle mani di piccole minoranze”, aggiunge il numero 1 della Lega. Il presidente della Confindustria del pallone evidenzia “la difficoltà ad intervenire da parte delle società è estrema, si tratta di minoranze che, con questo apparato sanzionatorio, possono produrre danni importanti. Resta quindi da capire qual è il miglior apparato sanzionatorio”.

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