E’ Sergei Sobyanin, l’uomo vicino al Cremlino, il sindaco di Mosca. Con il 100% delle schede scrutinate, il primo cittadino uscente ha incassato il 51% dei voti e ha evitato il ballottaggio con il blogger anti Putin Alexei Navalny, che ha agguantato il 27,24% delle preferenze. I sondaggi avevano fatto sperare che l’avvocato ed ex consigliere regionale potesse riuscire a contendersi in un faccia a faccia la poltrona di primo cittadino. La commissione elettorale ha confermato i dati degli exit poll di due istituti vicini al potere. Navalny, oppositore numero uno del leader del Cremlino, però viene di fatto consacrato come nuovo protagonista della politica russa.

Come in ogni elezioni c’è stata guerra di cifre sui dati, con corredo di denunce di brogli da parte del combattivo blogger anti-Cremlino. “I nostri exit poll indicano che ci sarà un ballottaggio” aveva annunciato nel suo quartier generale, dove il suo staff lo dava al 35,6% contro il 46% di Sobyanin.

”Chiediamo al sindaco di non fare brogli. Faremo di tutto per impedirlo”, aveva detto Navalny, che ha già organizzato per lunedì sera una manifestazione in piazza Bolotnaia. ”Ora Sobyanin e il suo principale sostenitore Vladimir Putin stanno decidendo se è necessaria un’elezione relativamente onesta, con un secondo turno, o meno”, aveva aggiunto, evocando l’ombra di irregolarità, dietro la tardiva pubblicazione dei dati dell’affluenza alle urne e il ricorso massiccio ai voti a domicilio.

Il presidente russo, andando al seggio, si era detto ”certo”, pur senza nominarlo, della vittoria del suo candidato, e aveva sostenuto che città così grandi come Mosca ”non hanno tanto bisogno di uomini politici quanto di dirigenti politicamente neutrali, pragmatici, capaci di lavorare”, tracciando così proprio il profilo di Sobyanin. Putin, dal canto suo, era entrato a gamba tesa nelle elezioni anche alcuni giorni fa, quando aveva accusato Navalny di cavalcare la lotta alla corruzione solo per guadagnare punti, pur non essendo senza macchia per i suoi problemi giudiziari. Il voto di è stato trasformato del resto in un ‘referendum’ sullo stesso Putin, in una cartina di tornasole sull’indice di gradimento del presidente in una capitale che già alle scorse presidenziali aveva cominciato a voltargli le spalle facendolo scendere sotto il 50%.

Ex governatore della regione siberiana di Tiumen ed ex capo dell’amministrazione presidenziale, il grigio ma manageriale Sobyanin era stato nominato sindaco nel 2010,ma in giugno si era dimesso per convocare anticipatamente elezioni dirette – abolite da Putin nel 2004 dopo Beslan e reintrodotte dopo 9 anni sull’onda delle proteste di piazza – e farsi legittimare dal voto popolare sino al 2018. Un mossa del Cremlino per blindare Mosca sino alle prossime presidenziali, sfruttando la fase calante di un’opposizione fragile e divisa.

Nonostante le minacce e i boicottaggi, il carismatico Navalny  ha tuttavia spiazzato tutti, con una inedita (in Russia) campagna in stile ‘obamiano’ fatta di raccolta fondi (2,3 milioni di euro), 15 mila volontari e incontri spontanei con la gente in strada. Il suo slogan era “Cambia la Russia, comincia da Mosca”. Su di lui pende ancora la spada di Damocle dell’arresto, sospeso in attesa dell’appello dopo la condanna a 5 anni per appropriazione indebita in un processo che molti ritengono orchestrato dal Cremlino. Ora però, col suo bottino di voti, sarà più difficile spedirlo in galera.

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