Riscontrate “irregolarità e carenze” nei rendiconti dei gruppi consiliari dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna. E’ una vera doccia fredda quella che colpisce viale Aldo Moro quando la Corte dei Conti, il 12 giugno scorso, comunica, tramite delibera al presidente della Regione Vasco Errani, di aver rilevato irregolarità nelle spese dei consiglieri regionali per l’anno 2012. Pranzi, cene, manifestazioni politiche, viaggi: in nove elenchi i magistrati contabili descrivono, partito dopo partito, tutte le voci di spesa non conformi alla normativa vigente. Tutte le uscite, pagate con soldi pubblici, da giustificare. Per centinaia di migliaia di euro.

E i nove elenchi inviati al presidente Errani non risparmiano nessuno dei gruppi assembleari seduti sugli scranni di viale Aldo Moro: dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle, dal Gruppo misto al Popolo della Libertà, dalla Lega Nord all’Udc, ogni partito ha ricevuto una lista, e ogni partito, dicono nei palazzi della Regione, “sta lavorando per motivare le spese sostenute e giudicate irregolari”. Tanto che, si vocifera nei corridoi dell’Assemblea, “la situazione ora è molto tesa”.

L’indagine dei magistrati contabili è iniziata il 10 maggio scorso, quando i gruppi, secondo l’articolo 1 del decreto legge 174 del 2012, trasformato poi nella legge 213 del 2012, inviarono alla Corte dei Conti i rendiconti relativi alle spese effettuate nel 2012, saldate con i soldi pubblici messi a disposizione dalla Regione per le attività istituzionali. All’invio, tre giorni dopo, i giudici risposero chiedendo alla Regione Emilia Romagna la corrispondente documentazione contabile, gli scontrini e le fatture, insomma, che però, come si legge sul testo della delibera che il Fatto Quotidiano.it ha potuto consultare, per il periodo ottobre – dicembre 2012 si trovavano già in possesso della guardia di finanza. Che a ottobre, nell’ambito di un’inchiesta ancora aperta, da viale Aldo Moro portò via ben 400 faldoni. E fu, quindi, la Finanza a mettere a disposizione della Corte dei Conti quei documenti che successivamente, a partire dal 22 maggio scorso, sono stati esaminati e giudicati irregolari. Tanto che ora, gruppo dopo gruppo, tutti i consiglieri dovranno giustificare le spese che ai magistrati contabili non tornano, e dovranno farlo in fretta: entro venti giorni dalla comunicazione di rilevata irregolarità inviata a Errani proprio dalla Corte dei Conti.

Spese che, nello specifico, scrivono i giudici dello Stato, non rispettano alcuni criteri stabiliti dalla legge. Sono infatti ritenute “rimborsabili” solo le voci di spesa che dimostrano “un diretto collegamento con l’attività del gruppo o con quella dei consiglieri facenti parte di ciascun gruppo assembleare, essendo, inoltre, necessario che la spesa non sia riconducibile ad un’attività politica del partito di riferimento”. Ancora, “nell’ipotesi di partecipazione del gruppo a specifiche spese sostenute per studi e pubblicazioni, nonché per convegni, manifestazioni o altre tipologie di eventi organizzati unitamente a soggetti diversi, o a loro beneficio, quali partiti politici o altre organizzazioni, la spesa rendicontata dal gruppo può essere ritenuta ammissibile purché si dimostri che si tratta di una quota parte della spesa complessivamente sostenuta anche con l’apporto economico di detti differenti soggetti.”

I soldi rimborsati dalla Regione ai singoli consiglieri, continua la delibera, devono “trovare una giustificazione nella indisponibilità di un corrispondente servizio/struttura messi a disposizione dei gruppi e dei consiglieri da parte dell’istituzione regionale”. Si escludono, quindi, i costi “sostenuti con le risorse del gruppo per omaggi, regalie e gadget”, che non possono essere considerati rimborsabili in quanto “mere liberalità”, “non inerenti al funzionamento del gruppo”.

“Per le spesi per l’acquisto di giornali e riviste – continuano i magistrati contabili – è necessaria la specificazione delle pubblicazioni acquistate ed il relativo numero di copie; per l’acquisto di libri è necessaria anche l’indicazione del titolo o dell’autore”. Fermo restando il requisito dell’inerenza, “le spese relative alla produzione delle attività del gruppo sui mezzi di comunicazione devono avvenire nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di accesso ai mezzi di informazione e di comunicazione politica”.

Infine, una norma regola anche i soldi spesi dai gruppi assembleari per viaggi e ristorazione: in quel caso, si legge sulla delibera, “va dimostrata l’occasione alla quale la spesa riconnette, che deve essere strettamente collegata con l’attività istituzionale del gruppo”. Tale tipologia di spesa può essere considerata rimborsabile, quindi, “solo nell’ipotesi in cui sia legata ad una specifica missione al di fuori dell’Assemblea Legislativa”. “I gruppi consiliari devono indicare nella regolamentazione che disciplina il rimborso delle spese di viaggio, per il caso di utilizzo del mezzo proprio, in particolare con riferimento all’indennità chilometrica. I singoli consiglieri ed i loro collaboratori, che hanno utilizzato il mezzo proprio”, devono indicare “la targa del veicolo utilizzato”.

E all’attività istituzionale debbono essere riconducibili anche i costi, addebitati alla Regione, relativi alla “rappresentanza” e al “personale”, mentre per le “consulenze, dice la Corte dei Conti, oltre a dover indicare “l’atto con il quale è stato conferito l’incarico, la durata e il compenso”, nonché “il curriculum”, va fornita la “dimostrazione del progetto realizzato”.

Ed è sulla base di questi criteri che ora i gruppi dovranno fornire più di una ‘giustificazione’, basata peraltro su elementi concreti: scontrini, fatture, materiale che, per esempio, dimostri l’effettivo svolgimento di un evento, o di una trasferta. Un bel grattacapo per una regione che da sempre si è dichiarata “virtuosa”, tanto che, racconta chi in Viale Aldo Moro ci lavora, “ultimamente i consiglieri regionali sono sempre presenti in ufficio”.

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