Tre morti e 140 feriti. Almeno. Perché il bilancio dell’attentato che ieri ha sparso sangue e terrore sulla maratona di Boston è destinato a salire. Tante, invece, le persone ricoverate in gravi condizioni negli ospedali della zona. Due esplosioni, altrettante evitate: perché le gli ordigni erano almeno il doppio. Tre morti, tra cui un bambino di 8 anni, e oltre 140 feriti, di cui almeno 19 gravi. Oltre 10 le amputazioni. Mistero, invece, sull’esplosione alla JFK Library: in un primo momento polizia e Fbi hanno collegato lo scoppio ai due della maratona, ma poi hanno smentito questa circostanza, non spiegandone tuttavia i motivi.

Le due esplosioni al termine della gara in pieno centro della città, a Copley Square, un’ora dopo che il primo maratoneta aveva tagliato il traguardo. Molte altre persone potrebbero essere state travolte dalla folla di gente fuggita per lo spavento. Un attentato che avviene durante il Patriots Day, giorno in cui si commemora la battaglia di Lexington, che nel 1775 diede il via alla rivoluzione americana. Altri eventi sanguinosi o attentati terroristici di matrice interna, come quelli di Columbine, Wako e Oklahoma City sono avvenuti nella stessa settimana. Al momento, però, non si esclude nessuna pista. 

I due ordigni sono stati posti dentro alcuni cestini della spazzatura lungo il marciapiede e sono stati fatti esplodere con un telecomando a distanza. Si era anche sparsa la notizia del ritrovamento di altri cinque ordigni inesplosi, oltre alle tre bombe che fortunatamente non sono scoppiate e fatte brillare dagli artificieri. Ma più tardi gli inquirenti hanno fatto sapere che non si trattava di dispositivi esplosivi. La Cnn ha reso noto che gli ordigni ritrovati nei pressi del luogo delle esplosioni sarebbero piuttosto artigianali, simili agli Ied usati dai terroristi contro i soldati Nato in Iraq e in Afghanistan. Secondo fonti del governo americano, le bombe sono il frutto di un evento “ben coordinato e pianificato” e le bombe non erano ad alta intensità ma contenevano chiodi e biglie di acciaio per renderli più letali.  

LE INDAGINI – Il lavoro degli inquirenti è a tutto campo. Nessuna pista viene esclusa. Così come affermato da Barack Obama, non si conosce ancora la matrice dell’attentato: se esterna, legata al fondamentalismo islamico, o interna, legata ad estremisti come quelli che il 19 aprile del 1995 fecero saltare in aria un edificio federale ad Oklahoma City, provocando 168 morti e 680 feriti. Alla guida delle operazioni gli agenti del Fbi, che in una breve conferenza stampa hanno ribadito come siano in corso “indagini criminali, potenzialmente nell’ambito del terrorismo”. Mentre si sta passando al setaccio ogni foto, ogni fotogramma delle telecamere a circuito chiuso della zona, trapela la notizia che ci sarebbero alcune immagini di un sospetto vestito di nero, con due zainetti sulle spalle.

Tuttavia le autorità Usa, secondo quanto riferisce il sito Politico, stanno indagando sul ruolo di un cittadino straniero rimasto gravemente ustionato, che si trovava negli Stati Uniti con un visto per studenti. E’ considerato dagli investigatori una “persona di interesse” e un “potenziale sospetto” in relazione al caso, sebbene al momento non sia stato formalmente accusato o arrestato. Il sospetto si trova in ospedale ed è piantonato dagli agenti. Nel corso di una conferenza stampa, ieri, il capo della polizia di Boston, Ed Davis, aveva riferito che non c’era alcun “sospetto” ricoverato presso il Brigham and Women’s Hospital, come invece indicato da alcune notizie di stampa, ma aveva ammesso che “ci sono delle persone con cui stiamo parlando”.  Qualche ora dopo le esplosioni gli investigatori hanno perquisito un appartamento vuoto al quinto piano di Ocean Avenue, nel quartiere periferico di Revere, forse relazionato in qualche modo con lo studente straniero.

ALLERTA IN TUTTO IL PAESE – All’indomani dell’esplosione, squadre di agenti di polizia stanno pattugliando le strade di Boston e setacciando i mezzi di trasporto pubblici alla ricerca di pacchi sospetti. La città rimarrà aperta per le normali attività lavorative, ma la zona delle esplosioni, attorno a Copley Square, rimarrà chiusa al pubblico. Il quotidiano Boston Globe riferisce che in città vengono impiegati agenti della polizia dello Stato, unità della Guardia Nazionale e unità di specialisti dei team Swat appartenenti alla polizia cittadina. “Le persone che si recheranno al lavoro noterà una aumentata presenza di forze di polizia in città”, ha annunciato l’ufficio del sindaco, invitando la popolazione a “non allarmarsi” per le rafforzate misure di sicurezza.  

 Nella capitale del Massachussetts è stata chiusa la comunicazione via cellulare per impedire che altri possibili ordigni potessero essere azionati tramite telefono. E sono stati chiusi i ponti, lo spazio aereo e una delle principali linee della metropolitana in città. Nel mondo del dopo-11 settembre, per motivi precauzionali, New York e Washington hanno innalzato le misure di sicurezza intorno ai monumenti e ai grandi alberghi e anche Londra ha rivisto le misure di sicurezza in vista della sua maratona di domenica. Dopo l’esplosione, a New York sono state dispiegate di pattuglia anti terrorismo nei luoghi simbolo di Manhattan e davanti ai principali alberghi. 

OBAMA: “IL COLPEVOLE ALLA GIUSTIZIA” – “Non abbiamo risposte sull’accaduto, ma troveremo il responsabile”.  Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in una conferenza stampa ha espresso il suo cordoglio e ha rassicurato la nazione. “Sono stato informato, monitoriamo la situazione con le autorità locali. Stiamo cercando di arrivare alla fonte del problema. Io e Michelle dedichiamo i nostri pensieri alle vittime. Sappiamo di molti feriti – ha detto il presidente – Abbiamo mobilitato tutte le nostre risorse per arrivare alla verità e trovare le risposte per i nostri cittadini. La polizia di Boston, i vigili del fuoco e la guardia nazionale hanno risposto immediatamente all’emergenza e stanno lavorando per tutti noi, per garantire la sicurezza di tutti. Purtroppo non possiamo trarre conclusioni finché la situazione non è chiara, ma sicuramente riusciremo a capire chi è stato e perché lo ha fatto. E il colpevole verrà consegnato alla giustizia“. Appena informato dell’accaduto Obama ha chiamato sindaco e governatore e ha ordinato all’amministrazione di fare il necessario per assistere le autorità del Massachusetts

LE BOMBE AL TRAGUARDO – Tutto è cominciato poco prima delle 15, un’ora dopo che il primo maratoneta aveva tagliato il traguardo. Si sono uditi come due potenti tuoni, poi il fumo si è levato fitto davanti al palco degli arrivi e la gioia della gara si è trasformata in tragedia. Feriti tra i corridori, feriti tra il pubblico che si è alzato in preda al terrore in un fuggi fuggi convulso. Arrivano le prime testimonianze drammatiche: una reporter di una tv locale del New England vicina al luogo dell’esplosione ha visto una delle vittime che ha perso entrambe le gambe. “Ero così vicina, è stato spaventoso. Ho sentito la forza dell’esplosione. La gente scappava. Ho visto vittime proiettate dappertutto”, ha detto Jackie Bruno della Necn. Secondo la Fox sarebbero dieci i feriti ricoverati al Massachusetts General Hospital con arti amputati.

LA GARA – La maratona di Boston è una delle gare del genere più antiche al mondo: si corre dal 1897 ed è una delle sei maratone mondiali: l’evento attira in media 500 mila spettatori e richiede alcuni tempi di qualificazione per poter partecipare. L’ultimo miglio della maratona di Boston è dedicato ai sopravvissuti della strage nella scuola di Newtown, l’episodio che ha rilanciato negli Usa il dibattito sul controllo delle armi. Lo riportano i media della città del Massachusetts, senza fare illazioni sul significato che possa avere la coincidenza.

GLI ITALIANI – Dall’Italia, intanto, la Farnesina ha fatto sapere che nell’attentato non sono rimasti coinvolti italiani. Lo ha ribadito Claudio Taffuri, responsabile dell’Unità di Crisi, sottolineando però che “quell’evento era talmente frequentato al momento dell’attentato che è molto difficile in questa fase, in questi momenti dare qualsiasi numero”. Taffuri ha però ricordato che nelle prossime ore arriveranno delle risposte “molto più precise”. Il responsabile dell’Unità di Crisi della Farnesina, ha anche parlato con il console italiano a Boston, Giuseppe Pastorelli. “So che lui ha parlato con molti media e ha fornito le indicazioni” ha aggiunto Taffuri, ribadendo comunque che “in questa fase è abbastanza complesso dare dei numeri perché la dimensione delle presenze era molto elevata”. “Già da ieri sera – ha continuato Taffuri – abbiamo istituito subito un punto di risposta costante presso il consolato”. Proprio il consolato, ha concluso, “ha inviato dei team sul posto e nei principali ospedali, stabilendo ovviamente un contatto diretto con le forze dell’ordine per avere informazioni costanti”. Ecco i numeri di emergenza per fornire informazioni e assistenza riguardo agli italiani che hanno partecipato alla maratona di Boston: 001-617-780-4955 oppure 001-617-416-7419. 

I PAKISTANI TALEBANI NEGANO COINVOLGIMENTO
I Talebani del Pakistan negano di aver avuto un qualsiasi ruolo nelle esplosioni che a Boston hanno fatto almeno tre morti e 116 feriti. Lo riferisce l’agenzia di stampa Xinhua. Il portavoce del gruppo Tehrik-i-Taliban Pakistan (Ttp), Ehsanullah Ehsan, ha precisato che l’organizzazione diffonderà un comunicato appena gli attacchi verranno rivendicati. “Non siamo dietro agli attacchi – ha detto Ehsan – Non siamo in alcun modo legati a questo attacco, ma continueremo a colpire quando possibile”.

CORDOGLIO UE Lo shock dell’Unione europea, la condanna per gli “orrendi attentati” di Boston, le condoglianze alle famiglie delle vittime e la solidarietà verso gli Stati Uniti sono stati espressi dal presidente permanente del Consiglio, Herman Van Rompuy, e dalla rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton. “I responsabili di questi atti atroci saranno portati davanti alla giustizia” ha affermato Van Rompuy in una nota. Ashton dal canto suo si è detta “scioccata dall’attacco alla maratona di Boston che ha deliberatamente mirato uomini, donne e bambini che partecipavano ad un evento sportivo”. 

CERCA PERSONE DI GOOGLE – Google ha creato un “cercapersona” apposito per mettere in contatto maratoneti e pubblico della gara con i loro cari che non hanno notizie. L’indirizzo è http://google.org/personfinder/2013-boston-explosions/ 

  

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