E’ stata l’Independent Resources a scrivere la parola ‘fine’ sulla lunga vicenda relativa al deposito di stoccaggio gas di Rivara, che sarebbe dovuto sorgere nella bassa terremotata. Il colosso inglese dell’energia, che della joint venture con Erg, poi sciolta, deteneva l’85%, in una nota ha infatti dichiarato di voler abbandonare il progetto per “cause di forza maggiore”, il sisma appunto, compiendo quel passo indietro necessario a chiudere definitivamente una questione che per anni ha sollevato perplessità e polemiche. Come a sottolineare il dietrofront, l’Independent Resources ha anche annunciato un cambio al vertice, la destituzione di Grayson Nash, uno dei volti accostati al deposito, che nel progetto, inteso come una “nuova opportunità e modello di business” aveva “investito molte energie”, a chief executive officer.

“Accogliamo la notizia con cauto ottimismo – commentano i parlamentari del Pd Manuela Ghizzoni e Stefano Vaccari, entrambi della ‘bassa’ – ottimismo perché l’impresa, negli anni, nonostante le numerose valutazioni negative aveva sempre riproposto con forza il progetto e solo oggi, a ben dieci mesi dal terremoto, sembra aver definitivamente gettato la spugna. Cauto, perché crediamo che, nonostante il ministro per l’Ambiente abbia espresso a più riprese, a parole, l’abbandono del progetto, perché questo sia definitivo occorra un atto legislativo chiaro che metta fine a quella che si è ormai trasformata in una sorta di telenovela. L’Area Nord colpita dal sisma ha assoluta necessità di certezze, quella della chiusura definitiva della partita sul gas è indubbiamente una di queste”.

E’ l’ultimo colpo di scena, il dietrofront dell’Independent Resources, che solo a novembre si era detta pronta a proseguire sulla strada della realizzazione del deposito nonostante l’abbandono di Erg. “La società ha solo cambiato denominazione” aveva fatto sapere. Invece quel percorso iniziato nel 2004 grazie al via libera del governo Prodi, e portato avanti per merito dell’ok ricevuto dal successore, Silvio Berlusconi, è destinato a concludersi. Entrambi i partner hanno gettato la spugna: Erg per via delle “difficoltà riscontrate nel corso delle procedure autorizzative e amministrative” necessarie all’avvio dei lavori, “che nella costruzione di impianti industriali di questa tipologia seguono un iter locale e nazionale” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/24/deposito-gas-rivara-erg-abbandona-progetto-ministero/424383/); Indipendent Resources per quelle “cause di forza maggiore” che si traducono negli eventi del maggio scorso, ma anche nell’opposizione che cittadini, sindaci e istituzioni regionali hanno portato avanti anno dopo anno.

Motivata da ciò che il terremoto ha sancito con violenza, distruggendo case, scuole, fabbriche, vite umane: la “pericolosità” delle trivellazioni necessarie alla realizzazione di un impianto di stoccaggio di gas nel sottosuolo di ben 3.2 miliardi di metri cubi “in una zona sismica come quella del modenese”.

Il progetto, 120 chilometri di deposito nel cuore della bassa modenese, tra i comuni di San Felice sul Panaro, Finale Emilia, Medolla, Mirandola e Camposanto, del resto, era già stato bocciato dalla Regione Emilia Romagna, prima, e dal Ministero dello Sviluppo Economico poi, alla luce “dei nuovi dati sulla sismicità del territorio”. Nonostante il parere favorevole espresso dalla commissione Valutazione Impatto Ambientale (Via), organo del Ministero dell’Ambiente, a sua volta contrario alla realizzazione del deposito, che a ottobre, nella sua relazione, aveva dichiarato che non è possibile provare una correlazione diretta tra i test e i terremoti, e che gli accertamenti sul campo sarebbero stati fondamentali per formulare un parere sull’impianto (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/29/deposito-gas-rivara-tecnici-del-ministero-danno-lok-si-torna-a-trivellare/397309/).

“Ciò che chiediamo ora, per poter finalmente tirare un sospiro di sollievo, è che il ministero dell’Ambiente dia il suo ‘no’ formale al progetto – spiega Lorenzo Preti del comitato Ambiente e Salute di Rivara – per noi il dietrofront è un successo e vediamo l’atteso delinearsi di uno scenario positivo per tutta la popolazione della bassa, ma siamo cauti. Bisogna prestare attenzione ai possibili colpi di coda, a ciò che dirà il Tar ed essere sicuri che non sia solo una boutade. Del resto di colpi di scena ce ne sono stati tanti in questa lunga vicenda”.

Una vicenda che ha visto schierati due fronti opposti, i favorevoli e i contrari, prevalentemente capitanati dal senatore rieletto Carlo Giovanardi, e che è passata nelle mani del tribunale amministrativo regionale quando Ers, la società proponente del progetto, presentò un ricorso contro la delibera della Regione Emilia Romagna, atta a negare al ministero dello Sviluppo Economico l’intesa per avviare il programma preliminare di ricerca scientifica. Ora l’epilogo è stato scritto, ma manca ancora il punto in fondo alla frase. Non è una semplice formalità quella di chiedere all’Ambiente un atto legislativo che dichiari, anche da un punto di vista giuridico, l’impossibilità di proseguire su quella strada, spiega la deputata Ghizzoni: “è un invito alla prudenza che può servire ad esempio per altre situazioni simili a quella emiliano romagnola. Il dibattito scientifico ha fornito tutte le prove necessarie, ora ci aspettiamo il passo formale”.

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