Chi doveva parlare per 20 anni non ha fatto niente. Era chiaro che lo scavo della galleria avrebbe fatto muovere la montagna e causato la frana che da tre anni sta creando disagio ai cittadini di Ripoli Santa Maria Maddalena, ma né la Regione, né altri ”attori istituzionali” hanno detto niente. Tutto ciò nonostante ci fossero ”elementi di rischio non trascurabili”.

Questo e tanto altro dice la consulenza tecnica che il pubblico ministero Morena Plazzi ha affidato ai tecnici Paolo Berry, Luciano Blois e Daniela Boldini sulla vicenda della galleria val di Sambro. Gli scavi del tunnel che fa parte della Variante di Valico cui scavi hanno fatto muovere per decine di centimentri l’antica frazione del comune di San Benedetto Val di Sambro. La consulenza degli studiosi dell’Università di Bologna, che hanno impiegato un anno per mettere in piedi 400 pagine di studi approfonditi, servirà ora al magistrato per districarsi nella sua difficile indagine contro ignoti per danno colposo e frana.

Gravissime le superficialità e gli studi mai fatti prima dello scavo. ”Nelle diverse fasi progettuali – si legge nella consulenza – non si è mai valutata la possibile interferenza tra lo scavo delle gallerie ed i movimenti del versante, sia quelli  direttamente indotti dalla realizzazione dell’opera (subsidenza), sia quelli da attribuire alla riattivazione dei movimenti franosi già presenti all’inizio dei lavori anche se in fase di quiescenza, sia infine quelli eventualmente di nuova formazione”. Chi doveva fare questi studi sarà ora la procura di Bologna a provare a spiegarlo.

La consulenza chiesta dai magistrati nel gennaio del 2012 chiarisce definitiva, ente che quello scavo ha fatto accelerare una frana prima quai immobile: ”La zona di Santa Maria Maddalena, al pari della zona precedente, presentava nel  ventennio precedente i lavori velocità costanti di  circa 2,7 mm/anno, valore stimato  sulla base dell’analisi di immagini satellitari. I  lavori di costruzione della galleria hanno impresso una generale accelerazione che ha fatto aumentare la velocità di  spostamento di più di un ordine di grandezza”. Per capire meglio si è passati in certe zone da movimenti di 2 millimetri l’anno prima degli scavi a 8 millimetri al mese una volta passati i lavori delle gallerie.

 

Sono decine, lungo le 400 pagine della relazione dei consulenti guidati dal professor Berry, i punti in cui si sottolinea come le indagini geologiche, che avrebbero dovuto segnalare il pericolo di uno scavo, non furono fatte o furono fatte male. A volte anche per futili motivi. Durante la presentazione del progetto esecutivo per l’imbocco sud della galleria, per esempio, i mancati sondaggi del terreno vengono giustificati con ”la natura impervia dei luoghi e la boscosità di gran parte delle aree”.

Andrea Defranceschi, consigliere del Movimento 5 stelle nella Regione Emilia Romagna, da sempre in prima fila sulla questione Ripoli, commenta a caldo: ”La relazione pone in evidenza come non ci sia mai stato un valido monitoraggio strumentale della situazione geomorfologica della zona interessata, declassificando quasi come ‘passeggiate’ i rilevamenti fatti”.

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