Il “fermi tutti” lo ha fischiato ieri mattina Pierluigi Bersani, che mentre propone di cambiare la legge Gasparri entra a gamba tesa sullo spinoso tema della vendita di La7, dal quale si era finora tenuto a distanza. Ora si schiera implicitamente con il partito del rinvio capitanato dal presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè: “Sono problemi conclamati e aperti da tempo – ha detto il leader Pd – e si dice ‘bisogna decidere lunedì’. Sono decisioni che vanno osservate sotto alcuni profili, il conflitto di interessi eventuale e se ci si avvicina al problema da posizioni dominanti. Un’occhiata a queste cose bisogna darla”. Bersani ha poi insistito: “Non ho capito questa fretta di prendere questa decisione”. La traduzione dal bersanese stavolta è semplice: Mediobanca è in conflitto d’interessi, perché è allo stesso tempo azionista dominante di Telecom e advisor della cessione della tv, e spinge per una mossa che rischia di consolidare la posizione dominante di Mediaset sul mercato tv.

Dunque datevi una calmata, ammonisce il più probabile nuovo presidente del Consiglio, colui al quale Bernabè potrebbe dover chiedere tra poche settimane il soccorso statale sotto forma di qualche miliardo della Cassa depositi e prestiti per puntellare la precaria situazione finanziaria della società telefonica. Anche ieri il titolo è andato male in Borsa, ormai vale solo 62 centesimi, e ad affossarlo hanno contribuito le voci secondo cui dopodomani, insieme alla vendita di La7, il cda Telecom dovrà discutere di una svalutazione da tre miliardi del patrimonio, per riportare più vicini alla realtà i cosiddetti avviamenti (voci immateriali del bilancio, gonfiate ad arte per giustificare lo stellare indebitamento).

Ma lunedì una pattuglia di agguerriti consiglieri, capitanati dal presidente di Mediobanca Renato Pagliaro, cercheranno di mettere sotto Bernabè e di far deliberare la vendita di La7 al fondo Clessidra dell’ex manager Fininvest Claudio Sposito, che proprio ieri ha sentito il bisogno di definire la sua società totalmente indipendente da Silvio Berlusconi. E in difesa del quale è sceso in campo l’advisor di Clessidra, Marco Bassetti, ex capo di Endemol: “Tutto in Italia deve avere un retropensiero, qui non c’è il capitalismo vero ma un capitalismo di relazioni politiche o di amicizia”, ha protestato il marito di Stefania Craxi. Sposito ha adesso di fronte due ostacoli. Primo: la risoluzione del grottesco conflitto d’interessi per cui i due maggiori azionisti di Telecom Italia, Mediobanca e Intesa Sanpaolo, sono nell’affare La7 advisor rispettivamente del venditore e del compratore.

Secondo ostacolo: Diego Della Valle. L’industriale calzaturiero ha fatto sapere a Bernabè di pensare a un’offerta per La7, ma non ha ancora scoperto le sue carte. Circolano due ipotesi distinte. La prima vuole che mister Tod’s attenda il consiglio di lunedì per entrare in campo dopo un eventuale nuovo rinvio. La seconda ipotesi prevede invece un colpo di scena lunedì mattina, con la presentazione direttamente al presidente Bernabè di un’offerta già vincolante poco prima che inizi la riunione del consiglio. Per Bernabè sarebbe un ottimo motivo per prendere tempo, visto che difficilmente i numerosi consiglieri accetterebbero di decidere seduta stante, senza il tempo di studiare con attenzione la nuova proposta per La7.

Twitter @giorgiomeletti

Dal Fatto Quotidiano del 16/02/2013

C'era una volta la Sinistra

di Antonio Padellaro e Silvia Truzzi 12€ Acquista
Articolo Precedente

Napolitano da Obama: “I progressi del governo Monti devono continuare”

next
Articolo Successivo

Berlusconi e l’uso distorto dei dati sull’antimafia

next