Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna a parlare del caso Monte dei Paschi e lancia un nuovo invito a raffreddare il clima intorno allo scandalo della Banca senese. Dopo essersi schierato ieri in difesa della Banca d’Italia e delle “istituzioni di garanzia”, oggi il presidente ha richiamato di nuovo i giornalisti, chiedendo di “evitare cortocircuiti tra informazione e riservatezza delle indagini”. E ha messo  in guardia sul rischio di uno scontro tra la legittima libertà di informazione e il lavoro dei magistrati. L’occasione è stata fornita dalla visita di una delegazione dell’Ordine dei giornalisti guidata dal presidente Enzo Jacopino, insieme al ministro della Giustizia Paola Severino.

A questo proposito, si legge in una nota pubblicata sul sito del Quirinale, Napolitano ha fatto riferimento all’ultimo esempio del “richiamo piuttosto brusco di un importante ufficio giudiziario, la Procura della Repubblica di Siena, che segue la scottante e complessa indagine sul Monte dei Paschi, di fronte alla pubblicazione di notizie che ha dichiarato totalmente infondate e di cui ha anche fatto comprendere la grave possibile ricaduta destabilizzante sui mercati, al punto da annunciare o da ventilare provvedimenti per aggiotaggio e insider trading. Questo è un punto delicato di una materia tutta delicata”.

“Ci siamo incontrati sistematicamente nel corso di questi anni -ha ricordato Napolitano- e abbiamo molto discusso di certi problemi che riguardano il modo di fare informazione, la correttezza e il ruolo dell’informazione, le regole deontologiche. Non tornerò su questi temi, dico solo qualcosa su un aspetto di quella tematica che, per ragioni che comprendete, anche in questo momento sento molto: l’aspetto dei rapporti tra stampa e amministrazione della giustizia. Abbiamo spesso degli effetti non positivi, quasi dei cortocircuiti tra informazione, che tende ad avere il massimo di elementi per poter assolvere a un ruolo di propulsione alla ricerca della verità e, nello stesso tempo, riservatezza necessaria delle indagini giudiziarie e rispetto del segreto d’indagine”.

Nel mondo della comunicazione “tutto è cambiato e i giornalisti rischiano di pagare le conseguenze di un mancato adeguamento delle norme alla realtà”. Riferendosi al ministro Severino, Napolitano ha affermato come il guardasigilli abbia detto “con grande puntualità e serietà quali siano i problemi da affrontare: il problema dell’accesso e il problema di condizioni che siano garantite e obiettive, che non siano affidate, da un lato, all’arbitrio di chi ha l’esercizio del potere economico sui mezzi di informazione e, dall’altro, ad una condizione di debolezza dell’aspirante giornalista, che diventa una condizione di fatale sottomissione al ricatto e di senso di fatale precarietà e mancanza di prospettive“.  

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