La crisi dell’editoria, i giornali che non si vendono più, gli altissimi costi di produzione e un debito diventato insostenibile, quasi mille milioni complessivi, hanno dato il colpo di grazia alla Cartiera Burgo di Mantova, unica in Italia a produrre ancora carta per quotidiani e riviste. Ora per i 188 dipendenti del gruppo, che oltre a quello di Mantova ha altri undici stabilimenti in Italia e uno in Belgio, si apre la strada della cassa integrazione straordinaria per un anno “per crisi aziendale” con cessazione dell’attività a partire dal 9 febbraio.

Una perdita enorme per la provincia virgiliana che, come sostiene il segretario provinciale della Cgil Massimo Marchini, “in questi ultimi anni ha visto morire un terzo del suo settore manifatturiero”. La chiusura della cartiera, nota come “la fabbrica sospesa” progettata da Pierluigi Nervi nel 1960 e recentemente celebrata da una mostra a Palazzo Te, non arriva inaspettata: “Sono tre anni – spiega Gianpaolo Franzini, delegato Cgil della rsu aziendale – che lo stabilimento perde un milione di euro al mese. I costi erano diventati incomprimibili, come ci ha detto l’amministratore delegato dell’azienda Girolamo Marchi, e a pesare sono il crollo delle vendite dei giornali, per i quali siamo gli unici produttori di carta in Italia, e i costi di produzione legati soprattutto all’energia. Quindi non si può dire che non ci aspettassimo questo esito, ma a far più male è stato il tempo perso in questi anni di crisi. In più occasioni abbiamo chiesto all’azienda, come organizzazioni sindacali, di diversificare la produzione per rimanere competitivi sul mercato. La gente non legge più i giornali e il digitale sta uccidendo l’editoria cartacea. Da tempo questo fenomeno progredisce e il fabbisogno di carta diminuisce del 7-8% all’anno, ma l’azienda non ha fatto nulla per riconvertirsi e rilanciarsi. Il risultato ora è qui sotto gli occhi di tutti con 188 persone che perderanno il lavoro”.

Oggi (15 gennaio) i lavoratori si sono fermati per un paio d’ore e hanno discusso la situazione con i sindacati in un’assemblea. “Regnano rassegnazione e incredulità allo stesso tempo fra i dipendenti – prosegue Franzini – e forse non ci rende conto che rimarranno senza lavoro tantissimi padri di famiglia, dell’età media di 40 anni, con mutui da pagare e figli da mantenere”.

I vertici aziendali, come si diceva, hanno comunicato alle Rsu l’inizio di procedura per la cassa integrazione straordinaria e ora rimangono 45 giorni ai sindacati per cercare di strappare le condizioni più favorevoli ai lavoratori. Nell’accordo un altro anno di cassa integrazione e poi la mobilità. Fra le speranze c’è quella di un acquirente che possa rilevare l’attività. Fra i pretendenti più seriamente intenzionati ad acquistare lo stabilimento di Mantova c’è la Progest di Treviso, che però produce cartoni da imballo e dovrebbe riconvertire la produzione della cartiera mantovana a un costo non irrisorio di circa 50-60 milioni di euro. Strada in salita, dunque, anche se gli amministratori locali – il sindaco Nicola Sodano e il presidente della Provincia Alessandro Pastacci – promettono di non lasciare nulla di intentato e di attivarsi “in sinergia per trovare una soluzione a questa gravissima crisi che va a colpire centinaia di famiglie mantovane”. Per il gruppo si tratta della terza chiusura nel giro di sei anni: nel 2007 la fabbrica di Marzabotto, nel 2009 quella di Chieti e dal 9 febbraio Mantova.

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