Eccolo il Professore, che dopo settimane di fair play, sale sul ring elettorale. Spiegando, ormai come un veterano di campagne elettorali, che votare lui significa allontanarsi dai populismi. “Le elezioni parlamentari del 2013 decideranno se l’Italia continuerà ad essere una grande nazione al centro della politica europea e internazionale, o se invece il nostro Paese scivolerà verso uno scenario di marginalità e isolamento sulla spinta dei populismi di destra e di sinistra – si legge sul sito agenda-monti.it – .La scelta riguarderà la nostra capacità di recuperare lo slancio e le energie che abbiamo saputo mostrare nelle fasi migliori della nostra storia recente, o se invece prevarrà la tentazione di un ripiegamento sulle nostre debolezze. Per questo abbiamo deciso di offrire alle italiane e agli italiani la possibilità di dare il proprio voto ad una formazione politica diversa da quelle che hanno animato il ventennio della seconda repubblica, i cui risultati sono oggi di fronte agli occhi di tutti”. Berlusconi lo attacca ancora: “E’ un leadino del centrino, con dei compagni di viaggio che glieli raccomando”.

Monti parla di formazioni politica e movimento civico: “Un movimento che nasca dall’unione tra l’associazionismo civico, che testimonia della vitalità della società civile, e la politica più responsabile. Un movimento che raccolga il testimone dell’esperienza di governo guidata da Mario Monti, che in soli tredici mesi ha restituito all’Italia credibilità e affidabilità dentro e fuori i confini nazionali, e che intenda proseguirne il lavoro, dopo l’emergenza finanziaria, con la prospettiva di una legislatura e con il consenso di milioni di italiani, verso un obiettivo di crescita sostenibile e di occupazione. Un movimento popolare e riformista che si rivolga a quegli elettori che da tempo sono in cerca di una nuova offerta politica, che sia finalmente capace di innovare i limiti dei vecchi partiti e di realizzare le riforme necessarie a restituire slancio e vitalità ad una grande nazione com’è e come deve rimanere l’Italia. Questo dobbiamo ai giovani e alle future generazioni di italiani”.


Domenica il segretario del Pd Pierluigi Bersani aveva tentato l’affondo chiedendo a Mario Monti di fare chiarezza.
 Oggi dalle pagine di Repubblica era filtrata la risposta: “Noi abbiamo la nostra agenda e non abbiamo l’esigenza di posizionarci rispetto al Pd. Il nostro programma è chiaro e conta solo quello”. Insomma l’ex presidente del Consiglio, che ha sciolto la riserva dando la disponibilità a guidare chi condividerà la sua agenda, resta dov’è. Almeno per ora. Circondato da chi vorrà appoggiarlo. E tra questi c’è sicuramente Luca Cordero di Montezemolo che però vuole restare fuori dalla mischia e eventuali incarichi: ”Come ho detto tante volte in passato non chiedo nulla per me in cambio del mio impegno e non mi candiderò” dice il fondatore di Italia Futura sempre a Repubblica. Non sarà ministro chiarendo che continuerà a fare il suo “lavoro di imprenditore e di manager, senza però lasciare l’impegno pubblico” e sosterrà il suo movimento che “si appresta a trasformarsi in qualcosa di molto più ampio e diverso di cui non sarò io il leader”. Il sostegno? Avverrà “prima e dopo le elezioni ma in una posizione che non dovrà prestarsi ad alcun equivoco su eventuali conflitti di interesse. Qualsiasi riferimento alla Dc – aggiunge – è fuori da ogni prospettiva storica reale” perché nel progetto di cui Monti è il leader “Italia Futura sarà la componente laica e liberale di un ampio fronte della società civile che comprende anche personalità del mondo cattolico”. E al Pd fa sapere che “nella mia professione sono abituato a correre per vincere e così credo anche il presidente Monti. I democratici “hanno un’idea molto diversa dalla nostra su quello che serve al Paese”.

Lo sottolinea anche il leader dell’Udc Pierferdinando Casini: “Se questo centro nascesse con l’idea della subalternità al Pd avrebbe fallito in partenza. Noi non siamo o saremo mai un centro di comodo” riflette in una intervista a ‘Il Messaggero’ in cui critica il segretario del Pd: dai ragionamenti di Bersani traspare “la nostalgia per un centro che è più che altro un centrino, che non deve disturbar più di tanto il manovratore a palazzo Chigi. La sfida di Monti, invece – aggiunge – sarà un fatto positivo anche per la sinistra: li obbligherà a fare i conti con le tante questioni che lasciano in sospeso”. 

Dalle pagine del Corriere arriva al Professore l’appoggio di Elsa Fornero: “Sono molto d’accordo con l’agenda Monti. E ritengo importante, e anche coraggioso, quello che ha fatto Mario Monti, ossia rompere lo schema politico che per quasi 18 anni ha caratterizzato la vita pubblica di questo Paese” dice l’ex ministro del Lavoro che spiega perché agenda e non lista Monti: “Perché penso che una cosa siano il programma e la visione strategica in esso contenuta e un’altra sia l’attività pratica di aggregazione del consenso, nella quale c’è il rischio che si perda molto di quella carica ideale e che si dia spazio al trasformismo”. Anche l’ex Guardasigilli guarda con favore alla discesa in campo di Monti: “Un atto di grande coraggio e impegno verso il Paese. Monti era ed è in una posizione istituzionale ben diversa dalla mia. Avrebbe potuto fare una scelta di comodo, vestendosi da ‘padre nobile della Patria o cercare di dare continuità alla sua azione di governo, rischiando in prima persona” ragiona Paola Severino che dopo l’esperienza da ministro della Giustizia ribadisce che non si candiderà.

Su Monti gradito invece e anche ai leader europei parla Silvio Berlusconi: “Perché si è schierato completamente sulla linea di queste cancellerie” dice a Radio Capital. Tuttavia, aggiunge il leader del Pdl, “non credo che questo sia completamente vero, se fosse vero sarebbe molto grave. Non credo che ci siano poteri stranieri che manovrano per Monti. Ma è chiaro che gli altri Paesi difendono i loro interessi e un premier italiano come Berlusconi dopo un po’ non gli piaceva così tanto. E’ una menzogna che fossi irriso dai miei colleghi – ha assicurato – ero temuto, perché avevo una cognizione dell’economia”. Berlusconi ammette una certa delusione per il sostegno dato da una parte del Vaticano all’ex premier: “Non posso dire di essere contento del Vaticano. Ma io sono sereno sapendo come stanno le cose. Ho fatto molti interventi sui temi etici e i rapporti dello Stato italiano con lo stato Vaticano e ho ricevuto molti apprezzamenti ed elogi, per questo alla fine credo contino le cose concrete. Nel programma presentato da Monti, che ho letto velocemente, non c’è una sola parola suo temi etici che sono così importanti per la Chiesa“.

In un articolo a pagina due, il Financial Times descrive il processo di formazione delle liste che si riconoscono nell’agenda Monti. “La nascita della coalizione di Monti si sta rivelando un passaggio difficile, prefigurando problemi per mantenere il fronte unito se eletto per governare o per partecipare a una coalizione con il Pd”. La coalizione, che “non ha ancora un simbolo e una struttura chiara”, osserva il quotidiano, “è divisa fra esponenti non politici, molti dei quali esponenti cattolici, riuniti intorno a Luca Cordero di Montezemolo e veterani della scena politica, intorno a Pier Ferdinando Casini”.

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