Secondo i dati di Usa Today oggi il 72% delle aziende in America è su Facebook. Ma – ed è questo il dato interessante – ben il 5% delle imprese americane ha deciso di uscire dal social network nell’ultimo anno.

In questi mesi una piccola grande rivoluzione si sta consumando in Rete, sul terreno dei social network. In realtà quello che avviene Oltreoceano potrebbe riguardare presto anche l’Italia, paese in Europa ai primi posti per presenza sui social dopo la Spagna (adottati non solo da giovani smanettoni, ma anche da fasce più mature della popolazione), perché – dicono gli esperti – sono le conseguenze legate all’assuefazione, alla maturità del mercato.

Trattasi certamente di un lenta erosione di quote di attenzione che si riscontra nei mercati avanzati, dove Facebook registra ancora cifre bulgare di partecipazione. Ecco, è in questi mercati che il social network sta lentamente cedendo il passo. L’ultima ricerca promossa dal Global Web Index – compagnia londinese che dal 2009 monitora 31 paesi nel mondo focalizzandosi sulle metriche della rete – è stata scattata meno di due mesi fa e fa emergere un 45% di utenti attivi iscritti ai media sociali ma che non adottano quelli maggiormente diffusi. C’è un allontanamento, quindi, da Facebook e dai social più conosciuti.

In realtà anche le aziende stanno comprendendo i rischi di un eccessiva esposizione su Facebook, anche per i dipendenti. E se alla “tolleranza zero” dei primi tempi è seguita negli ultimi mesi una maggior elasticità (molte imprese hanno eliminato i filtri che evitavano ai dipendenti di accedervi), oggi sembra ci sia una minima inversione di tendenza. Il Wall Street Journal pochi giorni fa ha ripreso le tesi di di Gloria Mark, docente dell’Università della California. La ricercatrice si è soffermata sulla “distrazione digitale” e ha spiegato come un’esposizione a Facebook (ma anche ad altri ritrovati tecnologici) implichi per il dipendente almeno 23 minuti per tornare a concentrarsi nuovamente sul proprio lavoro. “Una volta buttato fuori pista, il lavoratore ha bisogno di circa 23 minuti per tornare al compito originario. Ecco perché le aziende stanno sperimentando strategie per mantenere i lavoratori concentrati limitando l’uso di nuove tecnologie”, precisa Gloria Mark.

Questa inversione la si registra anche nella stampa anglosassone, seppur per ragioni totalmente differenti. Come ha ripreso in un post Luca De Biase, il prestigioso quotidiano Guardian ha deciso di rimuovere  la sua app, condivisa da milioni di lettori e inserita su Facebook, perché non condivideva la scelta matematica che l’algoritmo del social network elaborava sulla frequenza di visibilità delle sue notizie. La mediazione giornalistica vuole avere la meglio sul semplice “like” dell’utente.

RIVOLUZIONE YOUTUBER

di Andrea Amato e Matteo Maffucci 14€ Acquista
Articolo Precedente

E se Benigni diventasse un appuntamento fisso?

next
Articolo Successivo

La7, spending review e più notizie. Chiude la Parodi, arriva Guzzanti

next