Tra i tre giovani di Catanzaro che hanno attaccato la sede i Casapound a Bologna c’è il figlio di Caterina Salerno, avvocato, che ora difende il figlio, ex assessore del Popolo delle Libertà alle politiche sociali del Comune di Catanzaro.  Il ragazzo si chiama Francesco De Medici ha 23 anni e ufficialmente si trovava a Bologna per allenamenti ippici. Gli altri due ragazzi arrestati dopo l’attentato avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì sono Alessandro Mancuso di 25 anni ed Emanuele Platì di 26 anni.

Tutti e tre sono stati arrestati dalla polizia di Bologna dopo aver compiuto un attentato incendiario ai danni nella nuova sede di Casapound in via Malvolta. Nella notte tra martedì e mercoledì scorsi due dei tre ragazzi (il terzo attendeva in una via accanto con l’auto accesa) hanno attaccato la sede neofascista: mentre uno scriveva con una bomboletta spray, l’altro ha lanciato una bottiglia molotov contro la serranda. C’è stata una fiammata, ma grazie al forte acquazzone l’incendio non si è sviluppato in maniera più grave. L’attentato non è andato in porto anche perché lì vicino alcuni poliziotti controllavano la via. Nei giorni scorsi infatti erano comparse scritte contro la nuova sede del gruppo neofascista e sabato pomeriggio una grande manifestazione pacifica, con quasi mille persone che chiedevano la chiusura del centro, era arrivata molto vicina e le forze dell’ordine avevano blindato la strada.

Le fasi dell’arresto sono state molto concitate. Quando si sono resi conto di essere stati scoperti dagli agenti, dopo il lancio della molotov, i due ragazzi, incappucciati, sono fuggiti verso il terzo compagno che li aspettava dentro una Audi A3 nera accesa, in Via dei lamponi. Uno dei due ragazzi in fuga è salito in macchina, l’altro ha tentato la fuga a piedi. A questo punto la Digos, aiutata anche dalle volanti subito mobilitate, ha iniziato due diversi inseguimenti. Quando sono stati raggiunti tutti e tre hanno provato a divincolarsi con la forza: due poliziotti della Digos sono rimasti contusi, con ecchimosi e contusioni, con prognosi di 10 e 5 giorni. Uno dei due ha riportato una lesione alla fronte su cui sono stati applicati alcuni punti di sutura.

Una volta arrestati i tre  sono iniziate le perquisizioni domiciliari della squadra anti-terrorismo, ma nell’appartamento che due dei tre ragazzi condividevano in via Cracovia non si sono trovati manuali del perfetto terrorista: sono state trovate invece 19 piantine di cannabis e sacchetti con 2 chilogrammi di marijuana. Nella casa è stata trovata anche una pistola giocattolo con il tappo rosso dipinto di nero.

Per ora tuttavia, anche se le primissime verifiche sono ancora in corso, nessuno dei tre avrebbe alcun legame con organizzazioni politiche. Per uno di loro solo alcuni piccoli precedenti nella loro città per fatti da stadio. Per un altro solo precedenti per droga. I tre erano appena arrivati a Bologna dalla Calabria, a ottobre, ma nessuno si era iscritto all’università, né, così sembra, lavorava. Ancora non è chiaro se i tre sabato fossero presenti alla grande manifestazione anti-Casapound che per ore aveva occupato, senza alcun incidente né alcuna tensione, la zona di Bologna dove si trova il centro neofascista. 

“Abbiamo spento un incendio sul nascere”, ha detto il questore di Bologna Vincenzo Stingone. Nella sede all’ora dell’attentato non c’era nessuno, ma nei piani superiori c’erano due appartamenti abitati. I tre sono accusati di diversi reati gravi tra i quali l’atto di terrorismo con ordigni esplosivi, la resistenza a pubblico ufficiale. A due dei tre è stata contestata anche la fabbricazione e la detenzione di sostanze stupefacenti.  

In mattinata è arrivata anche la reazione del gruppo di estrema destra: “Si confermano i vigliacchi di sempre, sempre pronti a colpire di notte con vili attacchi alle spalle. In ogni caso il loro stile mafioso non ci intimorisce e continueremo con le nostre battaglie come sempre”, ha detto Carlo Marconcini, coordinatore provinciale di Casapound Bologna.

 
 
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