E’ il giorno degli addii, e dell’eventuale inizio, per Barack Obama e Mitt Romney. Si chiude oggi – dopo quasi due anni e 3 miliardi di dollari – la campagna per le presidenziali 2012. Domani sera, alla fine della giornata di voto, soltanto uno dei due candidati inizierà un viaggio di quattro anni da presidente degli Stati Uniti. Gli ultimi sondaggi danno un leggero ma ormai significativo vantaggio a Obama. La vera notizia delle ultime ore è però l’aprirsi del primo caso legale di queste elezioni. Manco a dirlo, in Florida, già teatro della celebre riconta del 2000.

Il partito democratico della Florida si è infatti rivolto a un tribunale per chiedere di riaprire i termini dell’early voting, che si concludeva sabato. La straordinaria affluenza, soprattutto nelle contee di Miami-Dade e di Broward, avrebbe infatti impedito a molti di esercitare il diritto di voto. I repubblicani, che controllano lo Stato, avevano recentemente abbreviato il periodo del voto anticipato: da 14 a 8 giorni. Un altro scontro legale si sta per aprire in Ohio. I repubblicani si rivolgeranno oggi a un tribunale per chiedere di sostenere forme di identificazione più rigorose per chi si presenta alle urne.

Lo scontro legale, che potrebbe protrarsi a lungo domani sera, soprattutto in presenza di risultati molto riavvicinati tra i due candidati nei battleground states, è quindi già iniziato. Una serie di sondaggi ha intanto raffreddato gli entusiasmi della campagna di Mitt Romney. Un rilevazione Washington Post/Abc News dà il presidente al 49%, Romney al 48%. Ancora più positivo, per i democratici, il sondaggio reso pubblico ieri dal “Pew research center”, secondo cui Obama guiderebbe di tre punti, 48% contro 45%. Il dato è particolarmente significativo, perché una settimana fa il “Pew” dava i due alla pari. Un’altra rilevazione di Cnn, nella serata di ieri, assegnava lo stesso 49% a Obama e Romney.

Oltre i dati su base nazionale, sono però soprattutto quelli negli Stati più contesi a rinfrancare il team del presidente. In Iowa, un sondaggio del “Des moines register” dà a Obama il 47% dei voti, contro il 42% del rivale. In Ohio, centro dello scontro più feroce, Obama sarebbe avanti di due punti (dati del “Colombus dispatch”). Se i numeri fossero confermati, a Obama basterebbe aggiungere un terzo Stato a Ohio e Iowa per tornare alla Casa Bianca. “Public policy polling” dà 5 punti di vantaggio al presidente in Ohio (52 contro 47) e quattro punti in Virginia (51 contro 47).

Ieri i due candidati e i loro surrogates hanno tenuto un totale di 14 comizi in otto Stati. Obama, insieme a Bill Clinton, si è presentato a Concord, la capitale del New Hampshire, uno Stato che nelle ultime settimane ha visitato per ben sette volte. “Nel 2008 vi avevo promesso il cambiamento, non un cambiamento di presidente o di partito, ma un cambiamento nel modo di far funzionare la politica”, ha detto Obama. Il New Hampshire, con i suoi 4 voti elettorali, è un bottino modesto, ma potrebbe rivelarsi importante in una situazione di impasse in altri Stati. Dopo Concord, Obama è volato in Florida e Colorado. Oggi, in un ultimo disperato tentativo di portare la gente a votare, sarà con Michelle, Bruce Springsteen e Jay Z in Ohio, Wisconsin e Iowa.

Simile il tour de force intrapreso da Romney, che ha visitato nel giro di qualche ora Iowa, Ohio (il suo 44esimo viaggio nello Stato durante la campagna) e a Morrisville, Pennsylvania. Ha destato particolare sensazione la scelta della campagna repubblicana di organizzare uno stop proprio in Pennsylvania, uno Stato ormai da mesi considerato sicuro per i democratici ma che la campagna repubblicana sostiene di poter sfilare a Obama. Davanti a 30mila persone, accolto dalla colonna sonora di “Rocky”, Romney ha urlato “riconquisteremo la Casa Bianca perché conquisteremo la Pennsylvania”. I democratici hanno liquidato la mossa come un atto di disperazione. Romney e i suoi si sarebbero accorti che l’Ohio è ormai fuori portata e cercherebbero di aprire un nuovo, improbabile fronte in Pennsylvania. Sempre in tema di campagna repubblicana, ha destato scalpore il comizio del vice di Romney, Paul Ryan, che ieri, davanti a un gruppo di evangelici del Colorado, ha detto che l’elezione di Obama “mette a rischio i valori giudaico-cristiani e quelli della civiltà occidentale”.

Per quanto riguarda infine i dati dell’early voting – un fenomeno sempre più importante: il 27% dei “probabili elettori” dice di aver già votato – le ultime notizie danno risultati buoni per i democratici, ma non al livello del 2008. Obama sarebbe in vantaggio di 11 punti in Iowa (erano 18 nel 2008); di 3 in Florida (erano 9 quattro anni fa); e indietro di 2 punti in Colorado (era davanti di 2 nel 2008). Un segnale del paesaggio politico favorevole, ma non trionfante per il presidente come quello delle scorse elezioni.

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